Le più comuni tecniche di addestramento dei cavalli si attuano grazie ad una successione di stimoli-risposte-ricompense. Esse implicano l’uso di rinforzi positivi in cui la risposta giusta viene rinforzata con un premio, di rinforzi negativi in cui la risposta corretta è seguita dalla rimozione di uno stimolo sgradevole e, di punizioni in cui una risposta sbagliata è associata ad una conseguenza indesiderata. Secondo un opinione condivisa, la tecnica di addestramento più efficace è l’imprinting, manipolazione precoce, effettuata durante il periodo critico subito dopo la nascita, impiegata per insegnare al puledro a tollerare ed accettare esperienze future che abitualmente suscitano reazioni negative. Un buon imprinting limita futuri atteggiamenti offensivi o difensivi verso l’uomo, agevola le operazioni di manualità sul cavallo, riduce gli sforzi della doma successiva ed il rischio di lesioni. Tali tecniche sembrano sottostare a rigide regole ma in realtà devono essere applicate con l’elasticità richiesta dalla diversità dei soggetti.
Nonostante molti accudiscano il proprio cavallo, lo rispettino e lo amino, spesso il loro rapporto è problematico sin dalla gestione a terra e permane tale nel momento in cui cavallo è pronto per la sella: è illusorio credere che il cibo o lo zuccherino renda il cavallo nostro amico e collaboratore.
Sulla base di tali riflessioni ritengo ora utile un confronto tra le tecniche di alcuni addestratori famosi in tutto il mondo. Essi si sono affermati non solo per le loro teorie che sfruttano la natura di questo animale allo scopo di instaurare con l’uomo un rapporto naturale ma anche per una favorevole congiuntura che ha visto i cavalli al centro dell’interesse originato dal film “L’uomo che sussurrava ai cavalli” (tratto dal libro di Nicholas Evans), provocando una vera e propria «follia collettiva» nei confronti della doma naturale.
A seguito del successo di quest’evento mediatico, negli ambienti equestri, molti appassionati hanno abbandonato i metodi tradizionali cercando di abbracciare – a volte semplicemente improvvisandosi “sussurratori” – le nuove tecniche di addestramento.Mi limiterò ad analizzare gli approcci di Monty Roberts, Pat Parelli e Linda Tellington-Jones in quanto maggiori esponenti di doma non violenta.