Abituare il cavallo a stare legato in modo sereno è una parte essenziale del suo addestramento. Purtroppo spesso è data per scontata.
I cavalli che quando sono legati non restano fermi, si muovono da un lato all’altro, scalpitano freneticamente e tira indietro mettono in atto dei comportamenti pericolosi per loro stessi e per chiunque si trovi nelle vicinanze.
I cavalli che non restano fermi quando sono legati manifestano un problema di comportamento e di addestramento al tempo stesso.
In effetti, essere legato non è una cosa naturale per un cavallo. Tutto il suo istinto gli dice che essere intrappolato è una minaccia per la sua vita. Quindi la paura li fa muovere, agitare finché non imparano che tirare li rende liberi e al sicuro.
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Così il proprietario, temendo le reazioni del suo cavallo, invece di godersi momenti di tranquillità con il proprio compagno durante la toelettatura e la sellatura esegue con ansia e fretta tutte le operazioni di routine trasmettendo al cavallo il suo stato emotivo. Con il risultato di agitarlo ancora di più.
Insegnare al cavallo a stare legato con tranquillità è una parte essenziale del suo addestramento. Eppure spesso è dato per scontata. Lo scopo dell’addestramento è quello di aiutarlo a superare le sue paure istintive e non farlo entrare in uno stato di impotenza appresa o impotenza acquisita perché messo in una condizione in cui sente che la “la resistenza è inutile”. Non è sicuramente ciò che si desidera per il proprio partner equino!
Non possiamo insegnare al cavallo a rimanere legato tranquillo se prima non gli insegniamo a essere condotto. Il cavallo deve avere già familiarità con la capezza e una corda che in qualche modo lo trattiene. Dovrebbe cedere ad una leggera pressione da tutte le direzioni – sinistra, destra, avanti, indietro, e in basso – senza resistere o tirare indietro.
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Possiamo educare o rieducare il cavallo alla capezza usando il clicker. Ci concentriamo sul rinforzare solo i comportamenti calmi anche se all’inizio sono rari e temporalmente molto distanti tra loro. Dobbiamo stare attenti a non oltrepassare la soglia della paura.
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A poco a poco il cavallo imparerà a calmarsi e rilassarsi, anche di fronte a uno stimolo spaventoso. Imparerà che sei lì per aiutarlo a reagire con calma. Il primo passo è quello di iniziare a lavorare in ambienti in cui il cavallo si sente a suo agio con il minor numero di distrazioni possibile, in modo che il cavallo possa imparare ciò che tuoi vuoi che impari. O meglio ancora, insegnarli a insegnare a se stesso cosa vuoi che impari.
Potrebbero essere necessarie molte ripetizioni ma quando avrà compiuto evidenti progressi sarà possibile fare un ulteriore passo avanti. Il secondo passo dell’addestramento consiste nel ripetere le stesse attività ma con delle distrazioni. Aggiungi un altro cavallo nell’arena, persone che parlano all’esterno dello steccato o qualcuno che gioca con una palla contro il lato della stalla. Il tuo cavallo regredirà. È normale. Quello che ha imparato non fa ancora parte di lui – almeno non al punto in cui può farlo in modo automatico.
Ricorda che insegnare al tuo cavallo quando non ci sono distrazioni e insegnare in presenza di distrazioni sono due cose diverse. Devi continuare a rinforzare la calma a costruire la fiducia.
In particolare, ti devi concentrare su come il cavallo comunica la sua paura. I cavalli comunicano informazioni, il loro stato d’animo o di salute attraverso il linguaggio del corpo. All’inizio richiederà un po’ di pratica, ma fondamentalmente i cavalli tendono a esprimere la loro paura e calma in un modo abbastanza chiaro e coerente in tutta la specie.
Le disapprovazioni e i rimproveri non sono azioni appropriate. Lo spaventeranno di più e lo porteranno a farsi prendere dal panico. L’obiettivo è farlo sentire al sicuro. Quindi cogli ogni occasione per dire al cavallo cosa vuoi, invece di rimproverarlo per aver fatto qualcosa che non volevi facesse.
È chiaro che si può insegnare ai cavalli a essere condotti a mano e a stare legati in qualsiasi momento della loro vita. Ma i vantaggi di insegnarlo quando sono ancora molto piccoli sono molteplici. Il puledro, secondo il dr. Robert Miller «dovrebbe imparare a stare legato il prima possibile» infatti:
«1/ Il puledro imparerà molto più velocemente, perché si sta sfruttando il miglior periodo di apprendimento della sua vita.
2/ Il puledro non ha la forza di un cavallo e perciò è più facile da controllare.
3/ Se si verifica un incidente, è molto meno probabile che il puledro si ferisca nel periodo in cui è leggero e flessibile, che dopo, quando è più pesante e più forte. […]
Prima di imparare a stare legato, il puledro deve imparare a essere condotto a mano e in
linea retta. Non legarlo se segue la lunghina solo da un lato o dall’altro, oppure se si fa condurre in un piccolo cerchio. […] Per dirla in termini tecnici, il puledro deve essere condizionato a muovere almeno un passo in avanti quando sente la pressione esercitata dalla lunghina e dalla cavezza. […]
Per insegnare al puledro a stare legato io utilizzo il mio corpo come se fosse un palo del recinto. Tengo la lunghina con entrambe le mani. Mi posiziono di fronte al puledro e, molto lentamente, mi inclino indietro fino a far tendere la lunghina, e quindi tirarlo in avanti. Dal momento che è stato precedentemente condizionato a muoversi in avanti in risposta a questa pressione, si muoverà automaticamente verso di me ed io subito muoverò le mani verso di lui per alleviare la pressione. Ripeto più volte la manovra. Il puledro sta imparando che ogni volta che si tende la lunghina, muovendosi verso di essa, si allevierà la pressione, e non le vorrà sfuggire.»
Non appena questa risposta diviene automatica, si è pronti per il passo successivo che è quello legare il puledro con un supporto elastico e resistente in modo che se il puledro dovesse tendere il collo l’elastico riprodurrebbe il lavoro che è stato fatto con le braccia.
Il puledro deve essere ricompensato immediatamente. Gli si deve somministrare subito un rinforzo positivo.
«Ripeti questa lezione ogni giorno finché non sei sicuro che il puledro non tirerà indietro
e si muoverà in avanti per alleviare la pressione. La madre deve essere sempre al suo fianco. […]
Quando sei assolutamente sicuro che il puledro non tirerà indietro, puoi legarlo e lasciarlo da solo per qualche minuto. Ma non lo legare davvero.
Resta a pochi metri dietro di lui fino a quando, muovendosi, tende la lunghina. Se il puledro si muove subito in avanti, il lavoro è riuscito: ha imparato a stare legato. Ma, bisogna essere prudenti: non legare il puledro con un vero nodo (nemmeno con un nodo a scioglimento veloce), e non lasciare da solo finché questa lezione non è stata ripetuta molte volte. Assicurati che la madre gli sia sempre vicina, in modo che nessuno dei due entri in panico. Robert M. Miller, Imprint Training del puledro appena nato, pp.90-95.
Un avvertimento: lavorare con un cavallo che ha imparato a scappare o che va in panico quando è legato può essere pericoloso. Sii onesto sulle tue capacità. Se la situazione è fuori dalla tua portata, chiedi aiuto a un addestratore esperto che lavorerà con te e il tuo cavallo insieme.
Imprint Training del puledro appena nato
Robert M. Miller
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