Antropomorfizzare il cavallo è una tendenza che, in misura diversa, manifestiamo tutti. Così facendo, però, non rispettiamo i suoi bisogni.
Antropomorfizzare, letteralmente, vuol dire attribuire la “forma umana” (anthropos) (morpho) agli animali. È la tendenza a riconoscere tutti i tratti umani negli amici a quattro zampe.
Quante persone, affezionatissime al loro cane, gatto o cavallo, giurano che egli capisce tutto e che gli manca solo la parola?
Quante volte definiamo un cavallo “pigro” quando questi non risponde prontamente alle gambe del suo cavaliere o “irrispettoso” quando manifesta comportamenti indesiderati, come sgroppare o frenare davanti ai salti con una certa frequenza.
Quindi, l’antropomorfizzazione implica la comprensione degli animali in termini umani, non secondo i loro. Però, di fatto, non valorizza il cavallo o il cane o il gatto ma anzi li sminuisce. Infatti non permette di coglierne la vera natura facendoceli considerare come un riflesso di parti di noi stessi.
In questo modo non si riconoscono le caratteristiche e i bisogni presenti in una particolare specie ma assenti nell’essere umano. Inoltre, trasforma gli eterospecifici in quasi-umani e quindi implica l’umano come unità di misura e fuoco intorno cui orbitare.
In particolare nel rapporto uomo-cavallo l’antropomorfizzazione è la prima crudeltà che ogni persona, chi più chi meno, infligge al proprio compagno.
L’utilizzo di un linguaggio inappropriato al contesto non ha solo un’implicazione di valore scientifico (terminologia scorretta) ma risulta fuorviante per quanto concerne la comprensione della motivazione presente dietro un determinato comportamento.
Tale approccio alla visione della realtà, oltre ad essere infruttuoso, attribuisce al cavallo l’abilità di “premeditare”, essere vendicativo e “dispettoso”. Sono qualità che presumerebbero una capacità cognitiva e una coscienza di sé ben al di là di quelle che sono le possibilità di un animale e più simili a quelle dell’uomo.
Il rischio di tale terminologia è di dipingere la figura del cavallo come quella di un animale malevolo e insidioso, che per questo merita trattamenti ferrei e adeguati ai suoi comportamenti, con chiare conseguenze per il suo benessere.
Altro limite che pone quest’approccio è quello della comprensione di come realmente ragiona e percepisce il cavallo, basandosi invece sulla convinzione che lui sappia ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e che dunque il suo agire abbia uno scopo superiore. Non è infrequente sentire frasi come “me la sta facendo pagare..” o “questo è un dispetto..” a riprova della tendenza della gente di attribuire all’animale processi cognitivi di tipo umano (McGreevy & McLean, 2010).
L’antropocentrismo è la barriera principale che si oppone alla diffusione di una cultura scientifica tra gli operatori del settore, che non sembrano voler facilmente abbandonare questa visione della realtà.
Eleonora dordoni, Principi di apprendimento, Zoraide editore, 2019, pp. 18-19
Principi di apprendimento – il ruolo del rinforzo positivo
di Eleonora Dordoni
Il principale obiettivo di questo lavoro è quello di mettere in evidenza il valore delle teorie dell’apprendimento nell’addestramento del cavallo. Al giorno d’oggi la scienza, grazie ai suoi importanti progressi, può aiutare a capire il modo in cui i cavalli pensano e reagiscono ai diversi stimoli.
Il saggio analizza dettagliatamente le tecniche del rinforzo positivo e illustra i vantaggi dell’utilizzo del clicker training nel lavoro con i cavalli. Il libro si apre con una prefazione del prof. Antonio Lucio Catalano (già Presidente del Corso di Laurea in Scienze e Tecniche Equine della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma) e con una introduzione del dr. Angelo Telatin il quale sottolinea che «questo libro contribuisce, grazie a molti esempi e a una filosofia di base, a ridurre il gap tra psicologia dell’apprendimento e addestramento […] Eleonora Dordoni è stata in grado, grazie alla sua abilità di tradurre in un linguaggio accessibile concetti complessi, di fare una sintesi accurata e intuitiva di cosa sia la psicologia dell’apprendimento».
Il libro è impreziosito dalle splendide foto scattate da Giulia Basaglia che contribuiscono a rendere ancora più piacevole la sua lettura. Fotografa, grafica pubblicitaria e web designer, Giulia Basaglia è specializzata in fotografia equestre. Per lei riuscire a catturare il fascino dei cavalli ed esaltarne la bellezza è una vera e propria sfida con me stessa.
Questo libro permetterà al lettore di approfondire i concetti della psicologia dell’apprendimento e di acquisire nuove capacità per interagire in modo corretto con il proprio cavallo.
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