Quante volte e per quanto tempo un cavallo dovrebbe fare un lavoro in libertà sui cavalletti? Risponde la campionessa olimpica Ingrid Klimke.
Quante volte fai lavorare il tuo cavallo in libertà? Spesso si sottovalutano i benefici di questo tipo di allenamento. Invece è una grande risorsa perché offre l’opportunità di lavorare sui fondamenti dell’addestramento e di osservare il cavallo, di conoscerne carattere e temperamento.
Il lavoro in libertà presenta molti benefici. Quando poi a questo lavoro si aggiungono i cavalletti, permetterà al cavallo di progredire rapidamente.
Ma la questione è: quante volte a settimana e per quanto tempo dovrebbe lavorare in libertà sui cavalletti?
Alla domanda risponde Ingrid Klimke, amazzone tedesca, vincitrice della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino 2008 e di Londra 2012, nel Completo a squadre, nel suo manuale “Cavalletti”.
Di solito 10 minuti sono più che sufficienti. Per stabilire il tempo adeguato, il cavaliere deve osservare il cavallo e cogliere i segnali che indicano come viene svolto il lavoro. La sua attenzione deve essere focalizzata in particolare a cogliere segni specifici:
— la freschezza dei movimenti (quanto sono energici),
— l’espressione,
— il movimento delle orecchie,
— il portamento della coda,
— il respiro – osservare il movimento respiratorio delle narici.
La sudorazione non è necessariamente un segno di affaticamento. Però è un indicatore da tenere d’occhio se si verifica troppo improvvisamente o troppo intensamente. Se ti sforzi, acquisirai presto un’adeguata capacità di giudizio. Potrai sempre notare qualcosa di nuovo nel tuo cavallo e presto inizierai a capire se è stanco e quando ha bisogno di riposare. In caso di dubbio, si può presumere che sia apparsa la stanchezza, soprattutto quando l’andatura perde la sua espressione.
Qualsiasi buon esercizio che il tuo cavallo esegue come gli è richiesto dovrebbe essere ricompensato con parole di elogio. Dopo aver portato a termine diversi buoni esercizi sui cavalletti, premialo con una breve pausa al passo e poi ricomincia il lavoro dopo aver cambiato mano. A questo punto, la disposizione dei cavalletti non dovrebbe essere modificata, poiché il cavallo ha già familiarità con essa e può calcolare lui stesso la distanza quando viene mandato nella nuova direzione.
Il tempo impiegato per una sessione di allenamento dipende molto dal cavallo, dalla sua esperienza e dalla sua forma fisica. Dipende da quanto regolarmente lo alleni. Tuttavia, anche un lavoro occasionale può essere utile purché ogni singola lezione sia pianificata con cura. È importante ricordare che non è possibile fare progressi unicamente con il lavoro sui cavalletti e certamente non al livello che si raggiunge con una formazione programmata.
Reiner e Ingrid Klimke, Cavalletti, Zoraide editore, 2018, pp. 30-31
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