Esiste il cavallo difficile oppure è solo frutto della cattiva gestione o di un lavoro sbagliato? Scopriamolo insieme.
Alcuni cavalli sono calmi e tranquilli in tutte le occasioni, mentre altri sono nervosi e intrattabili e cercano qualsiasi pretesto per sottrarsi al lavoro in sella. Quest’ultimi vengono comunemente definiti “cavalli difficili”. Non è necessariamente una definizione negativa. Vediamola così: questo tipo di cavalli ci insegnano di più e ci sfidano a lavorare sul cavallo come un individuo e quindi a sforzarci di capire il perché del comportamento.
Questi cavalli non rispondono come la maggior parte dei cavalli “normali”. Spesso sono volubili, iper-reattivi, distratti o spaventati. A volte sembrano avere capito tutto, ma poi reagiscono in modo imprevedibile.
Per lavorare con questi cavalli bisogna essere pronti a scavare in profondità, mettere da parte il proprio ego, cercare aiuto quando si è bloccati, aprire la mente ad altri metodi possibili, avere empatia per il proprio cavallo, lavorare un giorno alla volta e non arrendersi.
Ci sono molti fattori in gioco nel comportamento del cavallo, e per affrontarli bisogna analizzare le problematiche più comuni e procedere per esclusione.
Non trascurate nulla come se fosse poco importante. Poiché ci sono molti fattori, non sappiamo quale presenta criticità. Pensate all’addestramento del vostro cavallo come a una cipolla con molti strati. Lo strato esterno serve a proteggere quello sottostante. Ognuno di essi svolge un ruolo di supporto per lo strato sottostante e per quello sovrastante.
Lo strato esterno grossolano è facile da rimuovere, ma gli strati più morbidi sottostanti sono più stretti e più connessi.
Se uno strato viene danneggiato, può avere conseguenze su molti livelli. Lo stesso vale per un cavallo. Tutti gli aspetti della sua gestione sono collegati tra loro e possono favorire o paralizzare la sua capacità di apprendimento. Occorre quindi affrontare ogni problema nel suo insieme lavorando un giorno alla volta e senza mai arrendersi. In questo modo, si migliorerà non solo il comportamento del cavallo, ma anche la relazione cavallo-cavaliere.
Verifichiamo lo stato di salute fisica
Partiamo considerando un concetto fondamentale ed estremamente semplice: il cavallo deve stare bene fisicamente per affrontare il lavoro serenamente. Infatti, se il cavallo ha qualche problema fisico, non sarà in grado di lavorare. Per questo motivo, la prima cosa da fare è verificare il suo stato di salute attraverso un controllo veterinario.
In generale, le parti del corpo del cavallo più soggette a indolenzimento sono gli arti, la schiena e la bocca. Il veterinario dovrà escludere eventuali zoppie causate da problemi ai piedi o alle gambe. Successivamente, l’analisi riguarderà la schiena.
Indolenzimenti alla muscolatura dorsale e lombare sono purtroppo piuttosto frequenti e possono essere causati da una sella non adatta, dalla posizione in sella del cavaliere, da un lavoro non adeguato o eccessivo. La visita veterinaria serve a individuare eventuali patologie, identificare le zone dolenti, facilitare la ricerca delle cause del problema e quindi indicare le soluzioni.
Un’altra zona che può causare problemi al cavallo è la bocca. Imboccature forti o mal posizionate possono causare dolore alla bocca, così come il mancato controllo della dentatura, che quando cresce in modo irregolare può provocare ferite o comunque fastidi alla bocca del cavallo che fa fatica a masticare il cibo e sopportare l’imboccatura. Un esame veterinario accurato serve per individuare eventuali problemi e risolverli.
Se non ci sono problemi di natura fisica, è necessario analizzare il metodo di lavoro del cavallo e, ancor prima, la sua serenità psicologica.
Verifichiamo la salute emotiva
Il legame e la fiducia che il nostro cavallo nutre nei nostri confronti dipendono sia dalla sua personalità che dalle sue esperienze passate. Se ci ignora intenzionalmente, potrebbe essere perché cerca di proteggersi quando si sente vulnerabile. In particolare, le esperienze passate possono influenzare notevolmente il suo comportamento, soprattutto se non l’abbiamo allevato noi stessi. Un trauma emotivo o fisico in passato potrebbe rappresentare un ostacolo significativo da superare, portandolo ad essere ipersensibile e talvolta così reattivo da non riuscire a pensare e anticipare e quindi evadere le nostre richieste.
«Se noi reagiamo a questo tipo di comportamento con frustrazione e rabbia e utilizziamo la frusta e gli speroni che cosa stiamo comunicando al cavallo? Lui sta tentando di dirci, “ho paura, mi farò del male”. Ma se noi, di fatto, gli stiamo infliggendo dolore la sua risposta è, “lo sapevo che mi avresti fatto male e mi troverai pronto per la prossima volta”.
Un cavallo spaventato non lavora bene e non imparerà bene. Diamogli pure l’opportunità di sbagliare ma anche di correggere i propri errori, in modo che possa imparare che lo ha fatto da solo.» I misteri del cavallo p.52
Quali soluzioni?
Se si puniscono i comportamenti, si aggiungerà solo dolore e disagio, confermando così i suoi timori. D’altra parte, non è utile tentare di calmarlo con le carezze, perché si rischia di ricompensare e quindi rinforzare un comportamento indesiderato.
È importante rimanere calmi e mantenere una posizione ferma in sella per essere pronti a reagire a qualsiasi azione del cavallo. Inoltre, non dimentichiamo di respirare. Se si trattiene il respiro, convinceremo il cavallo che ha buone ragioni per avere paura.
Per evitare che il cavallo prenda il sopravvento, dobbiamo lavorare alle andature inferiori, come passo e trotto. Il galoppo, pere la velocità, può facilmente far perdere il controllo. Se invece il cavallo si sottrae al lavoro, non dobbiamo insistere con le gambe, ma stimolarlo con lavoro vario.
È utile lavorare in circolo. Se il cavallo scappa o tira sulle redini, non dobbiamo opporci, ma metterlo in circolo partendo da un circolo grande e riducendolo man mano. In questo modo, il cavallo non potrà più mettere forza nel collo e comincerà a cedere con la bocca, rallentando gradualmente. Dobbiamo avere pazienza, calmarlo con la voce e rimanere fermi in sella. Quando il cavallo non vuole avanzare, il lavoro in circolo diventa utile, perché richiede un impegno attraverso un uso degli aiuti che non si limita a spingere il cavallo in avanti.
Dopo aver lavorato in circolo, possiamo fare transizioni dal passo al trotto e viceversa. Solo quando il cavallo si tranquillizza e regolarizza l’andatura, possiamo fare degli alt. Lavoriamo alle due mani e quando possibile, concediamo al cavallo delle pause di riposo al passo a redini lunghe.
Se avvertiamo tensione o riottosità nel cavallo, dobbiamo rimetterci al trotto e ripetere il lavoro in circolo. Meglio fare poco e bene che insistere e sbagliare. Con questo lavoro, il cavallo si tranquillizzerà. È importante che il cavallo termini il lavoro sereno ma non stanco e con ancora voglia di fare.
Dando per scontato che la posizione in sella e quindi il nostro assetto non abbiano problemi quindi non si tratta di tecnica, ma di approccio. Si tratta di cercare di essere abbastanza aperti da mettersi nei panni del cavallo. In realtà il cavallo “difficile” di per sé non esiste, può essere più o meno ‘caldo’ e nevrite, più o meno esuberante, più o meno volenteroso, diventa quindi ‘difficile’ in conseguenza ad una gestione scorretta subita in precedenza.
Non rinunciate a lui, piuttosto fate del vostro meglio per aiutarlo a ritrovare la concentrazione. Con il tempo e la pratica, la calma arriverà sempre più velocemente e anche il soggetto più complicato imparerà a rispondere come i soggetti più calmi di natura (e forse anche meglio).
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Per comprendere il comportamento del cavallo
I misteri del cavallo
Robert M. Miller
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