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Corse ippiche: la leggenda di Eclipse

Corse ippiche: la leggenda di Eclipse, un cavallo che ha lasciato un segno indelebile nella storia dello sport.

Nel vasto panorama della storia delle corse ippiche, pochi nomi risuonano con l’eco di grandezza e leggenda come quello di Eclipse. Nato nel 1764, figlio di Marske e Spinetta, Eclipse è ricordato non solo per la sua incredibile velocità e imbattibilità, ma anche per la sua influenza duratura sul mondo delle corse e dell’allevamento equino.

Le origini e l’inizio di una leggenda

Eclipse nacque in un’epoca in cui il mondo delle corse di cavalli era in piena espansione, ma nessuno avrebbe potuto prevedere l’impatto che avrebbe avuto. A causa di circostanze particolari, non poté correre fino all’età di cinque anni, un’età considerata già avanzata per un cavallo da corsa. Tuttavia, il suo potenziale era evidente sin dai primi momenti. A sette anni, Eclipse aveva già concluso la sua carriera in pista, ma il suo viaggio verso l’immortalità era appena iniziato.

La sfida dell’addestramento: l’incantatore e il cavallo indomabile

La storia di Eclipse non sarebbe completa senza menzionare l’uomo che riuscì a domare il suo spirito indomabile: un certo Sullivan, noto come l’“Incantatore”. Descritto come un mago, o forse un semplice impostore, Sullivan affrontò una sfida che molti consideravano impossibile. Si rinchiuse nel box con Eclipse, temuto per la sua ferocia e intrattabilità. Con tecniche che sfidavano la comprensione, coprì gli occhi dello stallone con le mani e iniziò a parlargli dolcemente, modulando la voce e replicando i suoni che i cavalli fanno tra loro per comunicare. La cura funzionò, ed Eclipse, anziché ignorare o respingere Sullivan, divenne suo amico e compagno di fiducia.

Il debutto e la dominanza nelle corse

Dopo un allenamento segreto, lontano dagli occhi indiscreti delle spie dei bookmakers, Eclipse fece il suo debutto il 3 maggio 1769. La sua prima corsa fu un evento straordinario, che lasciò tutti a bocca aperta. Una povera mendicante, l’unica a vedere l’allenamento, raccontò di aver visto un cavallo correre “in maniera mostruosa”, talmente veloce che nessuno avrebbe potuto raggiungerlo. Questo episodio segnò l’inizio della sua carriera leggendaria.

In gara, Eclipse dominava i suoi avversari al punto che i bookmakers smisero di accettare scommesse su di lui. La frase “Eclipse first, the rest nowhere!” divenne famosa, catturando l’essenza della sua superiorità. Con un’altezza di 154 centimetri, Eclipse partecipò a 18 corse, vincendole tutte. In totale, percorse 100 chilometri in competizione, una distanza impressionante per l’epoca.

L’eredità di Eclipse

Oltre alle sue imprese in pista, l’eredità di Eclipse vive attraverso i suoi discendenti. Durante la sua carriera di stallone, Eclipse generò ben 335 figli, che collettivamente vinsero 861 corse, guadagnando oltre 158 mila ghinee. Oggi, si stima che 9 cavalli su 10 discendano da lui, un dato che sottolinea l’importanza della sua linea di sangue nell’ippica moderna.

La morte e il mito di Eclipse

Eclipse morì il 27 febbraio 1789 a causa di una colica. Il suo cuore, pesato dopo la morte, risultò enorme: 13 libbre, equivalenti a circa 6 chilogrammi. Questo dettaglio contribuì ad alimentare la leggenda di un cavallo dalle capacità straordinarie. In suo onore, almeno dodici musei in Inghilterra espongono uno dei suoi zoccoli, celebrando così la memoria di un campione che ha cambiato per sempre il volto delle corse ippiche.

Un nome che vive ancora

Nel corso degli anni, molti cavalli hanno portato il nome Eclipse, nel tentativo di emulare la sua fama e il suo successo. Tuttavia, solo uno è riuscito a distinguersi: American Eclipse, un altro campione imbattuto che ha contribuito a fondare la tradizione delle corse al galoppo negli Stati Uniti.

Eclipse non è solo un nome nella storia delle corse; è un simbolo di eccellenza e di eredità duratura. La sua storia continua a ispirare appassionati di ippica e allevatori di cavalli in tutto il mondo, rendendo questo leggendario stallone un pilastro nella storia dello sport. Ancora oggi, la sua influenza si riflette in ogni corsa, in ogni vittoria e in ogni cavallo che scende in pista, portando avanti il suo spirito indomabile.

Fonte principale: Mario Gennero, Cronache del cavallo, luna edizioni, 2023, pp.127-128

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