Spesso mi ritrovo a esplorare le storie condivise da altri appassionati di equitazione, tra avventure in campagna e lezioni in campo. Queste narrazioni mi offrono sia punti di connessione che occasioni per approfondire la mia conoscenza.
Un giorno, però, la mia attenzione è stata catturata dal post di un’amazzone che condivideva la sua gioia nell’abbracciare l’equitazione naturale, combinandola, in quella specifica occasione, persino con il birdwatching a cavallo. L’uso congiunto dei termini “equitazione” e “naturale” mi ha sempre stimolato riflessioni, poiché ritengo che l’equitazione, per il cavallo, non abbia nulla di intrinsecamente naturale.
La mia perplessità è stata rafforzata quando ho letto un commento che esprimeva, in modo garbato, le mie stesse riserve. La risposta dell’amazzone, sebbene cortese, trasudava una velata irritazione e disappunto, sostenendo che il benessere della sua cavalla è sempre al primo posto, che fa di tutto per farla stare bene e che l’animale le ricambia il favore portandola “felice” sulla sua schiena.
Questa affermazione mi ha lasciato incredula e ho riletto il messaggio più volte, sperando di aver mal interpretato. Ma non c’era errore: le parole erano chiarissime, lì, nero su bianco.
Il mondo dei cavalli è da sempre intriso di passione e un profondo legame tra i cavalieri e i loro cavalli. Tuttavia, il concetto di benessere non può essere un’opinione. Le opinioni possono variare notevolmente, riflettendo la vasta gamma di esperienze, conoscenze e convinzioni personali all’interno della comunità equestre.
Il benessere dei cavalli è un argomento complesso che abbraccia vari aspetti della vita dell’animale, dalla salute fisica al benessere emotivo. La percezione di cosa sia un buono o cattivo benessere per il cavallo è influenzata da molteplici fattori, tra cui le pratiche culturali, le esperienze personali e la conoscenza specifica del singolo individuo.
Ad esempio, alcuni potrebbero considerare il confinamento in box come necessario per la sicurezza e il comfort del cavallo, mentre altri potrebbero vederlo come restrittivo e dannoso per il benessere emotivo dell’animale. Allo stesso modo, le pratiche di addestramento e gestione possono essere viste sotto una luce diversa a seconda delle convinzioni personali su cosa sia più giusto o efficace per il cavallo.
Una ricerca condotta da Katrina Merkies presso l’Università di Guelph in Canada evidenzia la soggettività intrinseca nella valutazione del benessere equino. Lo studio ha mostrato come professionisti del settore possano avere opinioni divergenti su scenari specifici che riguardano il benessere dei cavalli, sottolineando la necessità di strumenti di valutazione del benessere affidabili e oggettivi.
Uno strumento oggettivo di valutazione del benessere potrebbe aiutare a colmare il divario tra le diverse opinioni, fornendo una base comune per l’analisi e la discussione. Ciò sarebbe particolarmente utile in situazioni in cui il benessere del cavallo potrebbe essere compromesso, consentendo interventi tempestivi e decisioni basate su criteri chiari e condivisi.
La discussione sul benessere dei cavalli stimola una riflessione più ampia sulle nostre responsabilità come custodi di questi maestosi animali. Incoraggia i proprietari di cavalli e i cavalieri a interrogarsi sulle proprie pratiche e a considerare come le loro azioni influenzino il benessere fisico ed emotivo dei loro compagni equini.
Inoltre, promuove l’idea che il benessere del cavallo non debba limitarsi a evitare situazioni di scarso welfare, ma debba anche includere un impegno attivo per migliorare la qualità della vita dei cavalli, permettendo loro di esprimere comportamenti naturali e di godere di interazioni positive (e non scambio di favori) con i loro umani e compagni di specie.
Le diverse opinioni su cosa costituisca il benessere del cavallo buono o cattivo riflettono la complessità della questione e sottolineano l’importanza di un dialogo continuo e di un’educazione permanente all’interno della comunità equestre. Sviluppando e utilizzando strumenti di valutazione oggettivi, e mantenendo una mente aperta verso le pratiche e le idee degli altri, possiamo avvicinarci a una comprensione condivisa del benessere equino che tenga conto sia delle esigenze dei cavalli sia delle diverse esperienze e conoscenze dei loro umani.
E comunque dopo anni dedicati alla pratica, allo studio e all’approfondimento del mondo dei cavalli sono finalmente in grado di apprezzare appieno le parole di Lucio Cetra, allevatore e istruttore di equitazione dal 1969 che ha sempre affermato:
I cavalli stavano bene quando non ci conoscevano.
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