I cavalletti sono degli strumenti utili per cavallo e cavaliere. Ma chi li ha inventati? Chi ha codificato il loro uso in un metodo vero e proprio?
I cavalletti furono un’invenzione della cavalleria italiana. La maggior parte delle fonti la attribuisce al capitano Federico Caprilli ma Mario Badino Rossi, nei suoi libri, riporta che l’inventore di questi strumenti fu il generale Ruggero Ubertalli[1] (1877-1974) che ne illustrò l’uso e l’utilità ai fini dell’istruzione del cavaliere e della ginnastica del cavallo.
Ruggero Urbetalli fu allievo del capitano Caprilli. Al concorso internazionale di Torino nel 1902 Federico Caprilli presentò il Tenente Ubertalli come «l’unico mio allievo che mi capisce, egli sa fare quello che faccio io ed anche meglio. Ha un intuito speciale, conosce la bocca del cavallo, supplisce alle deficienze del cavallo con la propria elasticità ed il suo senso dell’equilibrio…»[2]
Colui che perfezionò il loro utilizzo fino a creare un vero e proprio metodo di insegnamento per i cavalieri e di addestramento per i cavalli fu Bertelan De Némethy (1911-2002)[3].
De Némethy, ufficiale di cavalleria ungherese, fu una delle figure più influenti per lo sviluppo dello sport equestre del dopoguerra. Un uomo i cui insegnamenti hanno esercitato una profonda influenza sui saltatori di oggi.
Nel 1955, lo United States Equestrian Team lo invitò a preparare la squadra di salto degli Stati Uniti per i giochi olimpici di Stoccolma nel 1956[4]. De Némethy accettò la posizione di allenatore, mantenendola fino al 1980. Durante questo periodo allenò famosi cavalieri, tra cui George H. Morris, Joe Fargis, Frank Chapot, Kathy Kusner, Leslie Burr, Conrad Homfeld, Michael Matz, Melanie Smith, Neal Shapiro e William Steinkraus.
De Némethy elaborò un sistema di lavoro volto a migliorare l’assetto dei cavalieri sul salto e al contempo a ginnasticare i cavalli senza sottoporli a un estenuante lavoro sugli ostacoli. Così elaborò una serie di esercizi basati su sequenze di barriere a terra e barriere sollevate su supporti a diversi centimetri da terra e posizionate a intervalli rigorosamente regolari. Poi, codificò le linee di elementi e combinazioni in un metodo che divenne il punto di riferimento degli atleti statunitensi. I risultati non tardarono ad arrivare. Infatti, lo “stile americano” fece migliorare le performance dei cavalieri sui campa gara di tutto il mondo e presto si diffuse in tutta Europa.
Nel vecchio continente i cavalletti furono resi popolari dal dr. Reiner Klimke. il cavaliere tedesco apprese il metodo presso la scuola di equitazione e di attacchi della Westphalia in Germania. All’epoca, gli istruttori usavano i cavalletti per addestrare cavalli e cavalieri. I cavalli imparavano il ritmo, sviluppavano i loro muscoli e miglioravano le loro andature. I cavalieri imparavano a rilassarsi, a seguire il movimento dei loro cavalli e a non interferire. Così, Reiner Klimke (scomparso nell’agosto 1999), approfondì il metodo, lo fece proprio e vi aggiunse generose gratificazioni ai suoi cavalli affinché questi si divertissero durante le sessioni.
Reiner Klimke fu uno dei cavalieri più illustri e versatili del suo tempo. Ha gareggiato per il suo paese come cavaliere olimpico. Ha vinto sei medaglie d’oro olimpiche, comprese quelle individuali e di squadra ai Giochi Olimpici di Los Angeles del 1984 in sella al suo compagno equino più famoso, Ahlerich.
Un uomo dall’energia quasi infinita, cavalcava fino a cinque cavalli al giorno nella sua casa di Münster, si occupava delle esigenze di un’intensa attività legale e serviva come membro del parlamento della Westfalia. Ha anche scritto, prodotto video, insegnato e tenuto convegni in tutto il mondo. Il suo libro “Cavalletti” fu pubblicato per la prima volta in Germania nel 1966. Le ristampe (la versione italiana nel 2018) includono delle sezioni dedicate al salto scritte dalla figlia Ingrid Klimke, medaglia d’oro olimpica.
[1] Mario Badino Rossi, Addestramento del cavallo, Edizioni equestri, Milano, 1987, p. 58
[2] Mario Gennero, Ruggero Ubertalli, I quaderni dell’Alpitrek, Anno V, Numero 2, Ottobre 2015
[3] Frank Litsky. “Bertalan de Nemethy, 90, Equestrian Coach.” New York Times [New York] January 26, 2002.
[4] Bryant, Jennifer O. Olympic Equestrian, A Century of International Horse Sport. Lexington, KY: Blood-Horse Publications, 2008
Per approfondire l’uso dei cavalletti
Cavalletti
di Reiner e Ingrid Klimke
Due grandi campioni Ingrid e Reiner Klimke, dopo aver condotto al successo i propri cavalli, spiegano come sviluppare al meglio le naturali attitudini del cavallo attraverso un lavoro svolto sui cavalletti. Una guida completa all’utilizzo di questa tecnica con utilissimi programmi di lavoro direttamente sperimentati, con successo, dagli autori. Questa nuova edizione italiana riporta gli aggiornamenti ultimati nei primi mesi del 2018. Uno “speciale” su come affrontare le gabbie e uno sulla sequenza dei movimenti al galoppo in circolo. 201 foto e 25 illustrazioni a colori.
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Per aprofondire la cultura e la mentalità dei caprilliani veri dell’epoca: un prezioso documento storico
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