Cavalli al circo: cultura oltre lo spettacolo. Alessandra Lavista e Massimo Basili spiegano il legame con l’equitazione classica.
Oggi, la parola circo evoca immagini di acrobati, clown e numeri spettacolari, ma nel XIX secolo aveva un significato molto più profondo, specialmente nel mondo dell’equitazione classica. Il circo dell’epoca non era solo un luogo di intrattenimento, ma un centro di cultura e spettacolo frequentato da nobiltà e classe dirigente. Era un ambiente in cui l’alta scuola equestre veniva esibita al massimo livello, con cavalli che eseguivano figure complesse e arie di fantasia.
Uno dei più grandi maestri che scelse il circo per divulgare il proprio metodo fu François Baucher. Sebbene oggi il suo nome sia legato all’equitazione classica, ai tempi si esibiva nei circhi per dimostrare l’efficacia delle sue tecniche. Baucher non era un circense nel senso moderno del termine, ma un innovatore che utilizzò il circo come palcoscenico per promuovere il suo approccio equestre.
François Baucher e l’alta scuola equestre
Baucher è noto per aver rivoluzionato l’equitazione accademica con un metodo basato sulla leggerezza, il controllo assoluto del cavallo e la precisione nei movimenti. Per attirare l’attenzione e mostrare la validità delle sue idee, presentava al pubblico esercizi straordinari come il galoppo all’indietro, la piroetta a tre gambe, il passo spagnolo e la jambette, movimenti che ancora oggi sono riconosciuti nell’addestramento equestre.
Il circo offriva a Baucher l’opportunità di esibirsi di fronte all’élite dell’epoca. Nobili, ufficiali e appassionati di equitazione affollavano gli spettacoli, rendendo il circo un vero e proprio media ante litteram. Tra gli spettatori c’erano anche figure influenti come il Duca d’Orléans, che contribuirono a diffondere la fama di Baucher nel mondo dell’equitazione militare.
Il conflitto con Caroline Loyo e la competizione sul palco
Un episodio curioso che dimostra l’importanza del circo come vetrina per gli artisti equestri riguarda la rivalità tra Baucher e Caroline Loyo, una delle più famose amazzoni dell’epoca. Talentuosa e ammirata per la sua grazia e sicurezza in sella, Loyo guadagnò così tanta popolarità che i direttori del circo decisero di affidarle il numero di chiusura degli spettacoli, solitamente riservato a Baucher.
Baucher, il cui scopo principale era far riconoscere il proprio metodo come il più avanzato, non accettò di buon grado di essere messo in secondo piano, specialmente da una donna. Per risolvere la disputa, i gestori del circo stabilirono un’alternanza tra i due artisti, assegnando a ciascuno il gran finale a serate alterne.
Curiosamente, alla Loyo fu assegnato un cavallo di nome Fortunatus, ma l’amazzone trovò difficoltà nel gestirlo e decise di cederlo a François Baucher. Quest’ultimo colse l’occasione e, dopo aver lavorato con l’animale, lo restituì all’amazzone rivendendoglielo a un prezzo di favore. Inizialmente restia a ricevere insegnamenti, Loyo era nota per il suo carattere forte e la sua indipendenza, rimase così soddisfatta dei progressi fatti con Fortunatus che alla fine accettò di prendere lezioni da Baucher. Da quel momento, il suo approccio cambiò e trasse grande beneficio dall’insegnamento del maestro. Successivamente, fu ingaggiata a Londra in un circo stabile, trovando successo in Inghilterra. Con la sua partenza, Baucher tornò ad essere la principale attrazione equestre, senza più rivali in pista.
Il circo come mezzo di diffusione della cultura equestre
Al di là delle rivalità personali, il circo dell’epoca era un vero e proprio centro di cultura equestre. Qui si mescolavano volteggio, lavoro in libertà, alta scuola e spettacolari dimostrazioni di abilità a cavallo. Il pubblico, attratto dalla spettacolarità, veniva anche educato all’arte equestre e all’eccellenza tecnica.
Il circo non era solo un passatempo per la borghesia, ma un punto di riferimento per chiunque fosse appassionato di cavalli. Oltre alle esibizioni di maestri come Baucher, vi si potevano ammirare le più avanzate tecniche di addestramento, che avrebbero influenzato l’equitazione militare e l’equilibrio del cavaliere negli anni a venire.
Il circo: un patrimonio storico di inestimabile valore
Comprendere il ruolo che il circo aveva nell’Ottocento significa riscoprirne il valore culturale e la sua importanza nella diffusione dell’arte equestre. Non era un semplice spettacolo, ma un vero e proprio centro di innovazione dove l’alta scuola e le tecniche di addestramento del cavallo venivano affinate e portate al massimo livello. Era il luogo in cui l’élite si riuniva, l’equitazione si mostrava nella sua forma più evoluta e i grandi maestri potevano far conoscere il proprio lavoro a un pubblico influente.
Per François Baucher, il circo fu un’opportunità unica per dimostrare la validità del suo metodo e rivoluzionare l’equilibrio tra cavallo e cavaliere. Le piste dei grandi circhi ottocenteschi furono il suo laboratorio, il luogo dove testò e perfezionò le sue tecniche, portandole a un livello mai visto prima. Oggi, rivalutare il circo significa riconoscerne il contributo alla storia dell’equitazione classica e riscoprire come, attraverso spettacoli di altissimo livello, abbia contribuito a plasmare il rapporto tra uomo e cavallo in modo profondo e duraturo.
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