La comprensione del legame tra umani e animali ha sempre suscitato curiosità e stupore. La scoperta dell’imprinting è un chiaro esempio di come questo legame possa essere forte e, a volte, sorprendente. L’imprinting è il processo attraverso il quale un giovane animale fissa il suo comportamento su un oggetto, spesso il primo che vede muoversi dopo la nascita, che può essere la madre o, come spesso si è scoperto, un essere umano o un oggetto inanimato.
Questa affascinante caratteristica del comportamento animale, benché resa popolare da Konrad Lorenz nel ventesimo secolo, era stata osservata e descritta molto prima di lui. Gli studi sull’imprinting non sono, infatti, una novità del Novecento, ma affondano le loro radici in osservazioni e testimonianze che risalgono al Rinascimento e oltre.
Tommaso Moro, nel suo “Utopia” del 1516, fornì una delle prime descrizioni di ciò che oggi chiameremmo imprinting. Nel suo resoconto, i pulcini covati artificialmente riconoscevano gli umani come figura materna. Questa osservazione precoce suggerisce una comprensione intuitiva del fenomeno ben prima che venisse definito scientificamente.
Il diciannovesimo secolo vide un’organizzazione più sistematica delle osservazioni sul comportamento animale. Fu Douglas Spalding, a metà dell’Ottocento, a dedicarsi allo studio dei pulcini, notando come fossero predisposti a seguire e riconoscere come madre il primo oggetto o persona in movimento che vedevano.
Tuttavia, il termine “imprinting” venne coniato solo all’inizio del Novecento da Oskar Heinroth. Heinroth, lavorando con le oche, osservò che i pulcini incubati artificialmente tendevano a seguire lo sperimentatore piuttosto che i propri simili. Questo comportamento era talmente marcato che Heinroth lo descrisse con il termine tedesco “Prägung“, implicando un’impressione duratura, un’impronta nella psiche dell’animale.
Questi studi hanno gettato le basi per il lavoro di Lorenz e altri etologi, che hanno ulteriormente sviluppato il concetto di imprinting, esplorando la sua biologia e il suo impatto sul comportamento animale. Oggi, l’imprinting è riconosciuto come un fenomeno critico nello sviluppo comportamentale, e i suoi principi sono applicati non solo in etologia, ma anche in psicologia, neuroscienze e persino nella robotica.
L’imprinting rimane un vivido esempio di come le prime esperienze possono plasmare il comportamento di un individuo per tutta la vita, sottolineando l’importanza dell’ambiente immediato e delle prime interazioni nel modellare le future relazioni sociali degli animali.
Serena Cappello, A prima vista – Esperienze di Imptinting, Zoraide editore, 2013, pp. 13-14
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