Dopo aver superato le prime incertezze e acquisito sicurezza in sella, i cavalieri sono pronti per un percorso di allenamento più strutturato che miri a migliorare le competenze. In questa fase, l’attenzione si concentra sugli aspetti tecnici e fisici, con l’obiettivo di consolidare le competenze acquisite e svilupparne di nuove. Seguendo i principi di Francesco Amalfi, descritti nel suo libro Scritti Equestri, esploreremo gli esercizi e gli approcci più efficaci per questa tappa intermedia.
Questa fase dell’addestramento mira a rendere il cavaliere sempre più sicuro e in sintonia con il proprio cavallo. È essenziale migliorare equilibrio e stabilità in sella, per affrontare con maggiore sicurezza le diverse situazioni della pratica equestre. Parallelamente, il corpo viene progressivamente allenato: i muscoli si adattano alle esigenze dell’equitazione, sviluppando forza, resistenza e coordinazione.
Oltre alla preparazione fisica e tecnica, un altro obiettivo fondamentale è il rafforzamento del legame con il cavallo. Comprendere i suoi movimenti e il suo linguaggio corporeo permette al cavaliere di sviluppare sensibilità e istinto nella guida, creando un rapporto basato sulla fiducia e sulla comunicazione efficace.
Il lavoro di ginnastica è essenziale per migliorare la fluidità dei movimenti e potenziare muscoli spesso poco utilizzati nella vita quotidiana. Secondo Amalfi, è importante allenare il corpo gradualmente con esercizi mirati, evitando tensioni e sovraccarichi.
Un primo passo è il trotto, che andrebbe praticato inizialmente in sessioni brevi, per poi essere prolungato progressivamente. Questa andatura aiuta a migliorare equilibrio, resistenza e consapevolezza del proprio corpo in sella. Una volta raggiunta una buona sicurezza, si può introdurre il galoppo, che richiede maggiore controllo e sensibilità. Questa andatura più dinamica sviluppa agilità e precisione nella guida.
Alternare le diverse andature, passando dal passo al trotto fino al galoppo, rende l’allenamento più efficace e stimolante. Questa varietà evita l’affaticamento e mantiene alta la concentrazione, favorendo un apprendimento armonioso e naturale. L’obiettivo è sviluppare una guida fluida e spontanea, basata su un equilibrio perfetto tra tecnica e istinto.
Le riprese in maneggio rappresentano una fase fondamentale dell’allenamento, da alternare alle passeggiate per garantire un percorso di crescita equilibrato. Questo ambiente strutturato permette di lavorare con precisione su tecnica, postura e controllo delle redini. Durante queste sessioni, si affinano aspetti essenziali della comunicazione con il cavallo, come il contatto tra la mano del cavaliere e la bocca dell’animale, fondamentale per una guida armoniosa e delicata.
Gli esercizi in circolo migliorano l’equilibrio e la capacità di condurre il cavallo nelle curve, mentre le transizioni tra andature affinano la reattività ai comandi, rendendolo più attento e collaborativo. Anche i cambi di direzione svolgono un ruolo cruciale, aiutando il cavaliere a sviluppare precisione e agilità.
Amalfi sottolinea inoltre l’importanza di alternare il lavoro in maneggio con passeggiate all’aria aperta. Questi momenti favoriscono il rilassamento muscolare dopo le sessioni più intense e consolidano i progressi fisici e tecnici in modo graduale. Inoltre, le passeggiate aiutano il cavaliere a sviluppare un istinto più naturale, imparando a seguire i movimenti del cavallo con spontaneità e fluidità. Alternare impegno e distensione rende l’apprendimento più efficace e piacevole per entrambi.
Un aspetto fondamentale di questa fase è il rafforzamento del legame tra cavaliere e cavallo, affinché la comunicazione diventi più intuitiva e naturale. Amalfi evidenzia l’importanza di sviluppare l’istinto nella guida, un’abilità che si affina soprattutto durante le passeggiate. In questi momenti, il cavaliere deve imparare a seguire i movimenti del cavallo senza pensare agli aspetti tecnici, lasciandosi guidare dall’esperienza e dalla sensibilità acquisita. Questo approccio crea un’intesa profonda, permettendo a cavallo e cavaliere di muoversi all’unisono.
Il miglioramento del contatto tra la mano del cavaliere e la bocca del cavallo è un altro elemento essenziale. Il controllo delle redini deve essere preciso ma mai rigido, trovando il giusto equilibrio tra fermezza e delicatezza. Una guida troppo dura può disturbare il cavallo, mentre una presa eccessivamente leggera può risultare inefficace. Stabilire una comunicazione sottile ma chiara permette di ottenere una guida fluida e rilassata, rispettando i movimenti naturali dell’animale e rendendo l’esperienza più armoniosa per entrambi.
Amalfi insiste sull’importanza di un allenamento piacevole sia per il cavaliere che per il cavallo:
“Alternare giudiziosamente le tre andature in modo da non affaticare cavalli e cavalieri, i quali devono trovare sempre nel lavoro una piacevole attrattiva.”
Un programma bilanciato non solo migliora le capacità tecniche, ma mantiene alta la motivazione del cavaliere, trasformando ogni sessione in un’occasione di crescita e divertimento.
Il cammino verso la padronanza dell’equitazione richiede costanza, consapevolezza e passione. Dopo aver acquisito solide basi, il cavaliere può concentrarsi su un allenamento più strutturato, affinando tecnica e sensibilità. Secondo Amalfi, il metodo più efficace prevede un’alternanza tra lavoro in maneggio, per perfezionare postura e controllo, e lunghe passeggiate, che consolidano i progressi in un ambiente più rilassato e naturale.
Se desideri avanzare nel tuo percorso equestre, applicare questi principi ti aiuterà a rendere ogni uscita un’occasione di apprendimento e crescita.
Francesco Amalfi, Scritti equestri, a cura di Mario Gennero, zoraide editore, 2024, pp. 37-38
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