Essere presenti alla nascita del puledro è fondamentale per poter intervenire se qualcosa dovese andare storto. Il parto è un momento delicatissimo e, purtroppo, a volte, la fattrice può avere complicazioni e non farcela. Se si perde la fattrice subito dopo il parto ci si troverà a lottare per occuparsi del puledro orfano nel miglior modo possibile.
La prima preoccupazione dovrà essere quella di fornire al puledro orfano il colostro (il primo latte ricco di anticorpi e nutrienti della cavalla). E non in qualsiasi momento, ma nelle prime ore dopo il parto. Gli anticorpi della fattrice non passano al feto durante la gestazione così i puledri nascono con esigue quantità di immunoglobuline (IgG ). L’assunzione delle difese immunitarie avviene nel periodo post-natale attraverso il colostro materno. Dato che il piccolo intestino del neonato rimane permeabile alle proteine per un breve periodo dopo la nascita è necessario che l’assunzione del colostro avvenga quanto prima dopo il parto. L’ideale sarebbe entro le 12 ore. Al massino entro le prime 24. Il colostro possiede anche un’importante azione lassativa che aiuta il neonato a smaltire il contenuto del suo intestino, detto meconio.
Il meconio è la sostanza che si forma nell’intestino e che viene poi espulsa nei primi due o tre giorni dopo la nascita. La mancata espulsione del meconio nelle prime ore di vita determina una patologia, con sintomatologia colica, che nel neonato viene definita come ritenzione del meconio. Tale patologia, se non precocemente e opportunamente trattata, può causare coliche più o meno gravi.
Essere presenti, appunto può permettere di conoscere la situazione. La fattrice, ad esempio, può aver avuto il tempo di far prendere il colostro al piccolo. Oppure si può usare un tiralatte manuale per raccogliere il colostro prima che spiri o comunque entro i primi minuti subito dopo il decesso (quindi il latte non è contaminato).
Attenzione che per i puledri che non succhiano bene o sono riluttanti a mangiare, è meglio non cercare di forzarli. Il latte può facilmente finire nella trachea e causare la polmonite. Invece, è consigliabile refrigerate il colostro e chiamare immediatamente il veterinario per somministrare il colostro con un tubo nasogastrico che lo manderà direttamente nello stomaco.
L’ideale sarebbe poter ricorrere a un’altra fattrice dello stesso allevamento che abbia partorito da meno di un giorno. Se non si ha questa opportunità si potrà far ricorso al colostro congelato in precedenza sempre dallo stesso allevamento. Infatti, è opportuno che qualsiasi allevatore di cavalli disponga di una banca di colostro congelato. Il colostro, conservato in bottigliette di plastica, si scongela a bagnomaria sino a portarlo a una temperatura di 37-38° C.
Molti grandi allevamenti conservano e congelano il colostro di cavalla in caso di necessità e potrebbero essere una fonte per i singoli proprietari.
Alcuni proprietari di cavalli hanno utilizzato con successo il colostro di altre specie, in particolare capre o bovini. Il latte di quest’ultima specie, però, rappresenta una scelta poco efficace.
In alternativa si possono utilizzare i prodotti commerciali disponibili in polvere o in pasta. Si mescola la polvere con acqua (seguendo le indicazioni indicate sulle confezioni) e la somministrano con un biberon.
Indipendentemente dalla fonte, è meglio far controllare dal veterinario le concentrazioni ematiche di IgG dopo aver dato il primo latte al puledro orfano.
I puledri che non ricevono il colostro entro il primo giorno dopo il parto sono altamente suscettibili alle infezioni da organismi che causano diarrea e altre infezioni batteriche e virali che possono anche progredire fino alla sepsi, uno stato di infiammazione potenzialmente mortale per tutto il corpo.
Superata la fase del colostro ci si deve organizzare per la normale alimentazione. Ovviamente, più la soluzione è vicina a una situazione naturale e meglio è. Quindi l’ideale sarebbe trovare una “cavalla adottiva”. Ma è un’eventualità remota. Di solito si utilizza latte in polvere per puledri. Alcuni allevatori usano il latte di altre specie. Quello di capra è il migliore mentre quello bovino andrebbe almeno scremato a causa della presenza di troppo grasso. Inoltre, i globuli di grasso del latte bovino sono più grandi di quelli del latte della cavalla e lo rendono quindi meno digeribile.
Il latte, per i primi giorni, si può dare con il biberon o con una tettarella da agnelli. Poi si può allattare con un secchio. In quest’ultimo caso, però, si deve osservare con attenzione il comportamento del puledro. Puledri troppo ingordi bevono il latte con grandi sorsate che rendono difficile la digestione. Se si dovesse verificare una simile situazione è meglio proseguire con la tettarella.
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Con “Imprinting e training precoce nel puledro” di Alice Calmasini, Zoraide editore lancia una nuova serie di libri in REALTA’ AUMENTATA.
“Imprinting e Training precoce nel puledro” è una storia di passione e di tenerezza, di umiltà e di rispetto verso i cavalli e in particolare verso un momento delicato quale è quello della nascita. Alice Calmasini da un lato espone la procedura “Imprint Training” ideata dal dr. Robert M. Miller dandone una lettura critica e disincantata cogliendo la reale volontà del veterinario americano. Dall’altro valuta in modo oggettivo se veramente i principi del metodo sono efficaci.
L’autrice, frequentando il corso per imprinter tenuto dalla dr. Serena Cappello e dall’addestratore/istruttore Lucio Cetra, ha applicato lei stessa la tecnica, apprendendo cosa significhi seguire la gravidanza delle cavalle ed essere presente al momento del parto. La sua esperienza è significativa da due punti di vista: allevatoriale/sportivo ed emotivo. La dr. Calmasini ha individuato alcuni dei possibili risvolti positivi che la procedura, se opportunamente studiata e approfondita, può dare in ogni ambito del mondo equestre, e ne ha messo in luce anche i punti deboli suggerendo una variante del metodo.
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