Da che cosa si misura la civiltà di un paese? Dalla ricchezza? Dalla storia? Dalla costituzione e dalle leggi? Forse. O forse anche da aspetti apparentemente secondari, quasi insignificanti, che denotano un’attenzione speciale verso chi non conta nulla nella nostra società, verso chi non può difendersi, come gli animali e i bambini.
Negli Stati Uniti una signora è stata arrestata, processata e condannata perchè nella sua fattoria è stato trovato un purosangue da galoppo (nipote del grande Secretariat, leggendario vincitore della Triplice Corona), talmente denutrito da essere ridotto ormai ad uno scheletro. La signora ha cercato di difendersi dicendo che “a volte” si dimenticava di dargli da mangiare e che, comunque, aveva altro a cui pensare (!).
Giustamente, il giudice non ha avuto pietà ed attualmente la signora si trova in cella, dove resterà per diverso tempo, dopo aver pagato una multa salatissima. Il povero cavallo è stato ricoverato in un centro di recupero per animali maltrattati. Sempre negli States marito e moglie sono stati arrestati dopo che la polizia ha fatto irruzione nel loro appartamento; qui l’amena coppietta viveva insieme con due figli piccoli, sette cani e un cavallo, tutti immersi fino al collo negli escrementi, nei resti del cibo e nei rifiuti. Anche in questo caso la condanna è stata esemplare e sia i bimbi sia gli animali sono stati affidati a chi si occuperà degnamente di loro.
La cosa che stupisce, di questi due fatti di cronaca, non è la bestialità della gente, perché quella è una peculiarità purtroppo tipicamente umana, trasversale, che si trova ad ogni latitudine del nostro pianeta. Quello che colpisce è l’applicazione severa ed immediata delle leggi vigenti in quel Paese, in questo caso gli USA, fatte evidentemente per proteggere realmente anche i più deboli dalla crudeltà e dall’ignoranza degli esseri umani adulti.
E in Italia? Leggi in tal senso ne esistono, rivolte specialmente a tutela dei cosiddetti animali da affezione, tra cui il cavallo, ma la domanda è: vengono veramente applicate? Le corse clandestine, i maltrattamenti, le sevizie, oppure la barbarie assoluta, di cui abbiamo parlato anche sulla nostra rivista, ovvero le ripetute uccisioni sul posto, con relativa macellazione, di cavalli da sella… Quanti di coloro che si sono resi colpevoli di siffatti crimini sono stati effettivamente perseguiti dalla legge? Quanti si sono fatti almeno un giorno di galera? Quanti hanno pagato per la loro crudeltà? Quanti?
L’eco della domanda si perde lontano e rimbalza contro di noi, accompagnata dai nitriti di sofferenza di tanti, troppi cavalli.
Quando l’eco cadrà, potremo dire allora, anche per questo, di essere un Paese civile.
di Uberto Martinelli
Uberto Martinelli
http://cavallomagazine.quotidiano.net/2008/05/08/86766-civilta_bestialita.shtml