Vallerine è stata l’ultima cavalla addestrata da Étienne Beudant. Il cavaliere francese fu soprannominato dal generale Decarpentry l’écuyer mirobolant. Infatti, Étienne Beudant (1863-1949), uno dei cavalieri più talentuosi del suo tempo, è stato autore di imprese equestri senza precedenti. Inoltre le sue opere che sono diventate dei classici nella storia dell’equitazione (Esterno e Alta Scuola del 1923, Main sans jambe del 1945).
Nel 1927, troppo vecchio per continuare a cavalcare Vallerine, la regalò a un amico, allegando una lettera di 81 pagine. Un vero e proprio manuale di istruzioni del cavallo. Un testamento equestre, come preferisce definirlo Patrice d’Espèrey, cavaliere del Cadre Noir di Saumur.
Beudant racconta di Vallerine nel suo manuale Esterno e Alta Scuola. La cavalla nacque il 21 Dicembre 1925 a Guiche nei Bassi Pirenei. Figlia di Narwhal e Pendeloque, era una mezzo sangue Anglo-Arabo. Era alta 157 cm, aveva un manto castagno lucente e una lista sottile ricurva verso destra che terminava con un punto a metà del muso. Sull’anteriore sinistro aveva una traccia di balzana.
Nel marzo del 1925 fu portata al Campionato del cavallo d‘armi di Dax dove si fece notare per la sua ritrosia. Divenne rapidamente tranquilla e nel 1926 sebbene nervosa giorno e notte, passava ovunque e non faceva caso a un treno espresso né ad un’automobile che le passava davanti con i fari accesi. Le sue andature erano franche e rapide senza richiedere l’azione del cavaliere. Era leggera sia con il filetto che con la briglia e obbediva al più leggero tocco degli aiuti inferiori. A causa della mia infermità non ho potuto addestrarla a saltare, tuttavia, superava fossati, argini e tronchi senza esitare.
Nel 1927 alla sua partenza per Parigi, il suo lavoro di alta scuola era come quello di Robersart salvo per il trotto a estensione sostenuta che non avevo intrapreso, ma lei era più elegante del mio vecchio cavallo. Il comandante Lefébvre, écuyer a Saumur, la cavalcò diverse volte e ne fece le più alte lodi.
La comprai perché il capitano Le Heux, istruttore di equitazione in Olanda, e suo fratello, il capitano Diemont, avevano espresso il desiderio di voler apprendere il metodo del generale Faverot de Kerbrech.
Il 18 aprile 1925, i due capitani arrivarono a Dax. Il 20, ho presentato Vallerine e ho spiegato loro cosa avrei carcato di fare con essa. Il 21 ripartirono in treno, annunciandomi una prossima visita.
Il 21 dicembre 1926, i capitani olandesi Le Heux e Diémont, tornarono a trovare Vallerine. Nei primi giorni del gennaio 1927, inviai loro alcune foto che ero riuscito a far realizzare e mi scrissero il 7 febbraio:
«ABBIAMO PARAGONATO LE FOTOGRAFIE CON QUANTO ABBIAMO VISTO A DAX. Le ABBIAMO STUDIATE con grande interesse. Permetteteci di CONGRATULARCI CON VOI perché quelle SONO e RESTERANNO per noi la prova delle vostre idee, dei vostri principi di un’equitazione così fine, così ammirevole che non vuole che il cavallo sia sulla mano all’inizio dell’addestramento…
Ciò che ci ha colpito a Dax in particolare, è stata la calma della cavalla, cosa che raramente si vede quando si monta un cavallo per un lavoro di scuola.
Buon temperamento, calma e obbedienza: le tre preziose qualità che si uniscono in Vallerine…
Volevamo conoscere e vedere un cavaliere che metteva in pratica gli ultimi insegnamenti di Baucher, e la vostra persona ci ha permesso di raggiungere questo obiettivo, perché ci avete mostrato, A CAVALLO, quello che avete ottenuto e questo guardando il vostro cavallo impeccabile nonostante fosse un puledro a tutti gli effetti, ve ne siamo riconoscenti.»
In precedenza il capitano Diémont mi aveva scritto:
«Credo che diversi secoli fa, un celebre écuyer abbia scritto grosso modo una cosa del genere: non trattate con durezza il vostro cavallo, vi perdereste la cosa più bella dell’equitazione, o, meglio, non la raggiungerete mai, LA LEGGEREZZA IN TUTTA TRANQUILLITÀ. Essa è come l’essenza di un fiore, una volta rimosso, non tornerà più.
Ebbene, avete conservato l’essenza di quel fiore.»
Esterno e alta scuola di Étienne Beudant: è la prima e unica edizione italiana della pubblicazione del grande cavaliere francese. Si tratta di un’edizione evento in quanto riunisce in un unico volume l’edizione del 1923, la versione inedita del 1948 e dei testi inediti sul generale Faverot de Kerbrech.
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