fantini e cavalieri

Fantini e cavalieri, differenze e similitudini

Fantini e cavalieri sono due “figure” del mondo equestre. I termini, però, non si possono intercambiare. Vediamo perché.

In inglese e in altre lingue, il termine “cavaliere” si riferisce a una persona che monta un cavallo, o in più in generale, a una persona esperta di equitazione.

Tuttavia, si sente usare più spesso il termine “fantino”. La parola è usata come sinonimo o equivalente di cavaliere. Ma perché, fantini e cavalieri non vanno entrambi a cavallo? Certo che sì.  Tuttavia, sono due figure completamente diverse. I fantini e i cavalieri differiscono nelle attività, nella prestanza fisica, nella loro storia e nell’abbigliamento.

Vediamo nel dettaglio.

Il fantino

Un fantino è colui che gareggia con i cavalli nelle corse ippiche o nelle corse ad ostacoli, principalmente a livello professionale. Il fantino medio deve avere una corporatura leggera ma atletica. Il suo peso solitamente deve oscillare tra i 49 e i 54 kg. In base al regolamento delle corse e a seconda della gara, il peso del fantino può oscillare tra 48 e 61 kg  compresa l’attrezzatura.

Sebbene non ci siano limiti di altezza per i fantini, di solito sono piuttosto bassi a causa dei limiti di peso. Di solito misurano tra 1,47 m e 1,68 m. Nonostante il loro peso ridotto, devono essere in grado di controllare un cavallo che si muove a 64 km/h e che pesa più di 500 kg.

I fantini che gareggiano nel salto sono spesso più alti, alcuni superano i 178 cm.

I fantini sono per lo più uomini, anche se oggi esistono fantini donna molto note. Questo lavoro comporta un rischio molto elevato di lesioni debilitanti o mortali.

Il cavaliere

Un cavaliere è colui che pratica le discipline equestri a livello professionale, agonistico, ludico o culturale.  Riguardo altezza e peso, non ha regole ferree come un fantino. Tuttavia deve essere fisicamente in forma e in salute. Inoltre dovrebbe essere direttamente proporzionale al cavallo che monta.

Diverse ricerche hanno dimostrato che un cavallo non dovrebbe mai portare più del 20% del suo peso corporeo.  Peso che include anche l’attrezzatura.

Idealmente cavaliere e attrezzatura dovrebbero pesare circa il 10-15% del peso corporeo del cavallo. Ad esempio un cavallo di 500 kg dovrebbe avere un cavaliere tra i 50-75 kg.

Ovviamente il calcolo deve essere effettuato in base al peso ideale del cavallo, e non in base al suo peso attuale.  In effetti, un cavallo può essere sovrappeso o sottopeso.

L’etimologia dei termini

Fantino è il diminutivo di fante. Ma i fanti erano i soldati di fanteria, quelli che si muovevano a piedi. E allora che relazione c’è tra il fantino che monta a cavallo e i fanti che si muovevano a piedi?

Ce lo spiega Antonio Manni su Treccani.

Per scorgere la relazione semantica esistente […] bisogna ripercorrere la stratificazione di significati che entrambe le parole portano con sé.

Fante è una parola che ha subito un’aferesi ovvero la soppressione di una vocale o sillaba iniziale. Infatti il termine deriva da “infante”, quest’ultimo deriva dal latino infans infantis e propriamente significa «che non parla, che non sa o non può parlare».

«Il primo significato di fante è, pertanto, “bambino”, a questo poi se ne è aggiunto un secondo, quello di “servitore, garzone”.  A quest’ultima accezione, trasportata in ambito militare, si ricollega quello di “soldato di fanteria”, come si ricava dal passo delle Note al Malmantile (XVII secolo): “Fante… comunemente vuol dire soldato a piede, perché ne’ tempi dell’Imperio basso, che la milizia cominciò a riputarsi più per la cavalleria che per la soldatesca a piede, il pedone si venne a stimare come ministro e servitore del cavaliere, e perciò fu detto fante”.

Il diminutivo fantino, accanto ai significati più antichi (“bambino”, “servitore, garzone”, “soldato di fanteria”), condivisi con fante, ne ha sviluppato uno nuovo, (“persona che, per professione, monta i cavalli nelle corse ippiche”), l’unico oggi largamente in uso: questa accezione, documentata a partire dal XVII secolo, può essere, probabilmente, ricondotta alla giovane età dei primi fantini, come ci viene illustrato da un altro passo delle Note al Malmantile: “Fantino, diminutivo di fante, … cioè ragazzino, usato dagli antichi in generale, si ristringe oggi a un significato particolare; chiamando noi fantini quei ragazzi che sopr’a cavalli spogliati corrono al palio”.»

Cavaliere“, invece, deriva dal provenzale cavalier, dal latino tardo caballarius ‘palafreniere, stalliere’, derivato di caballus ‘cavallo da fatica’.

Nel tardo Impero romano, il termine classico latino per cavallo, equus, fu sostituito nel latino volgare da caballus, a volte ritenuto derivare dal gallico caballos. Da caballus derivò il termine nelle lingue romanze cugine del francese: cavalier in inglese, cavaliere in italiano, caballero in spagnolo, chevalier in francese (da cui chivalry), cavaleiro in portoghese e cavaler in romeno.

Le lingue germaniche hanno termini affini al “cavaliere” inglese: “Ritter” in tedesco, “ridder”  in olandese e scandinavo. Queste parole derivano dal germanico rīdan, “cavalcare”, a sua volta derivato dalla radice proto-indoeuropea reidh-.

Abbigliamento e colori

I fantini indossano pantaloni bianchi e giacche molto colorate. I colori indossati nelle corse sono i “colori” registrati del proprietario o dell’allenatore che li assume. La pratica di indossare i colori deriva probabilmente dal Medioevo, quando si tenevano le giostre. Le giacche colorate si chiamano “sete”. Il nome deriva dal materiale del tessuto con cui sono state originariamente create.

In passato le “sete” erano immancabilmente fatte, appunto, di seta. Il tessuto era scelto per la sua leggerezza, ma oggi si utilizzano tessuti sintetici composti da taffetà di nylon, raso e lycra. Le sete di un fantino sono spesso accompagnate da un casco, un giubbotto e guanti abbinati. Inoltre, indossano occhiali di protezione e giubbotti di sicurezza indossati sotto la “seta”.

Molte “sete” presentano motivi a scacchiera, pois, strisce o icone come i quadrifogli. L’uso delle sete ha avuto origine nel Regno Unito. La prima volta che se ne parla è nel 1515 e il sistema attuale è stato formalizzato nel 1700.

I cavalieri, invece, hanno una tenuta diversa in base al tipo di competizione. La tenuta più nota è giacca rossa e pantaloni bianchi. Nei concorsi equestri, l’eleganza è protagonista e vi sono regole precise da seguire.

Nel salto ostacoli i pantaloni devono essere bianchi, sia per le donne che per gli uomini a cui di solito si abbina il sottosella. Mentre per la giacca oltre al rosso si possono scegliere tra diverse tonalità di bordeaux, nero, blu e verde. La giacca rossa fu creata in Inghilterra per la caccia alla volpe e veniva abbinata allo stivale nero con bordatura marrone.

La camicia sotto la giacca deve avere il colletto alto dove inserire il plastron. Gli uomini possono anche indossare una piccola cravatta, alle donne è consentito anche il fiocco. Infine in casco può essere nero, bianco, blu o grigio.

Nel dressage la tenuta prevede giacca scura, pantaloni bianchi, camicia bianca con plastron, guanti bianchi, speroni e stivali neri. Il frustino non è ammesso in campionati, trofei o coppe. Il frac è obbligatorio solo in determinate categorie.

Nel cross-country, il cavaliere può indossare stivali da equitazione oppure stivaletti con ghette (non sono invece ammesse le scarpe da trekking). Vanno inoltre indossati casco con visiera flessibile o senza, corpetto protettivo e calzoni da equitazioni a tinta unita. Il cavaliere deve inoltre indossare una felpa o una maglia a maniche lunghe con collo alto bianco oppure con i colori della scuderia a cui appartiene.

Conclusione

Fantini e cavalieri sono due figure equestri completamente diverse, con storie diverse e abilità diverse. Mi è capitato di sentire discussioni su chi delle due figure fosse un vero “uomo di cavalli”. Personalmente credo che proprio su questo argomento non abbiano nessuna differenza. Il cavaliere e il fantino devono essere, entrambi, in grado di valutare ogni cavallo e comprenderne il carattere. Entrambi devono essere capaci di leggere in ogni singolo soggetto le condizioni fisiche e gli stati emotivi, di intuirne esigenze e desideri e montare nel rispetto della natura e delle caratteristiche dello specifico esemplare.

Fonti:

Treccani
Wikipedia

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