La vita di Francesco Amalfi rappresenta un capitolo eminente nella storia della cavalleria italiana e dell’evoluzione dello sport equestre nel corso del XX secolo. La sua esistenza, caratterizzata da impegno e dedizione, ha lasciato un’impronta indelebile sia nella storia militare che in quella sportiva dell’Italia, celebrando i momenti d’oro della tradizione equestre nazionale.
Nato il 2 ottobre 1883 a Sant’Agnello, presso Napoli, Francesco Amalfi emerge da una famiglia dove le tradizioni e l’orgoglio per la propria eredità giocano un ruolo fondamentale. Questo contesto familiare lo prepara ad affrontare una vita di rigore e fedeltà ai propri valori, ponendo le premesse per una carriera distinta sia in ambito militare che sportivo.
La sua carriera prende avvio nel 1899, con l’ingresso nel collegio militare, segnando l’inizio del suo percorso nel mondo militare e nell’equitazione. La passione per i cavalli e la sua naturale inclinazione per l’equitazione vengono riconosciute e valorizzate nel 1905, quando diventa sottotenente di cavalleria, segnando l’inizio di una brillante carriera nello sport equestre italiano.
La sua competenza e maestria nell’equitazione vengono ulteriormente rafforzate durante il suo periodo di formazione a Pinerolo con Ricci Capriata, pioniere della tecnica equestre moderna. Questa esperienza lo rende protagonista di una trasformazione nell’arte dell’equitazione, portandolo a ottenere riconoscimenti significativi, come la vittoria nella Coppa delle Nazioni a San Sebastián, e a diventare un punto di riferimento per l’insegnamento equestre in Italia.
Dopo aver servito con onore durante la Prima Guerra Mondiale, ottenendo una medaglia d’argento al valore militare, Amalfi non si ferma. Partecipa con distinzione alle Olimpiadi del 1920 e gioca un ruolo cruciale nella Società del Cavallo Italiano, ricevendo la Croce di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia nel 1921. La sua carriera, sia militare che sportiva, continua a fiorire, portandolo a dirigere le squadre italiane nelle Olimpiadi di Amsterdam e Berlino.
Francesco Amalfi lascia il servizio militare nel 1937, ma continua a essere celebrato per i suoi contributi, ricevendo il titolo di Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia e promozioni fino a Generale di Divisione. La sua scomparsa, l’11 dicembre 1968 a Roma, non segna solo la fine di un’epoca ma anche la celebrazione di una vita vissuta con coraggio, passione e dedizione allo sport equestre e al servizio del proprio paese.
La vita di Francesco Amalfi è una testimonianza vivente dell’impegno, del coraggio e della passione per l’equitazione e il servizio militare, rappresentando un viaggio indimenticabile attraverso la storia militare e sportiva dell’Italia nei primi decenni del XX secolo. La sua eredità continua a ispirare coloro che valorizzano la tradizione, la disciplina e l’eccellenza nel campo dell’equitazione e oltre.
Nel panorama della cavalleria italiana del Novecento, la figura di Francesco Amalfi si distingue come emblema di coraggio e dedizione, incarnando l’evoluzione dello sport equestre. Senza lasciare opere firmate, la sua voce si è fatta strada attraverso le pagine della rivista “Il Cavallo Italiano” e una preziosa collezione di manoscritti, lettere e dattiloscritti che narrano di dedizione, innovazione e amore per l’equitazione. Mario Gennero, con instancabile cura filologica, porta alla luce queste testimonianze inedite, offrendoci un viaggio nelle profondità della storia dell’equitazione italiana.
Questi documenti offrono uno sguardo intimo sulle innovazioni e sul profondo amore di Amalfi per l’equitazione, seguendo l’insegnamento pionieristico di Federico Caprilli verso una concezione rinnovata dell’arte equestre. Arricchiscono l’opera fotografie d’epoca, che non solo catturano momenti personali ma anche il contesto storico, trasformando il libro in un prezioso documento visivo e un omaggio vibrante a un maestro dell’equitazione. Questo volume rappresenta non solo un omaggio a Francesco Amalfi ma anche un invito a riscoprire l’essenza dello sport equestre, lasciando che il suo spirito continui a ispirare le generazioni future. Un tesoro di sapienza e passione che, grazie a Gennero, rimarrà vivo nel tempo, perpetuando l’eredità di un maestro indimenticabile.
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