Le fratture non riguardano solo gli arti, uno studio condotto dall’Università del Kentucky ha dimostrato che un cavallo si rompe più spesso le costole.
Le fratture ossee sono le lesioni più devastanti che possono interessare un cavallo. Quando si sente parlare di fratture ossee riferite ai cavalli si pensa subito a un danno agli arti. Ma uno studio condotto dall’Università del Kentucky ha dimostrato il contrario: secondo la UK’s Livestock Disease Diagnostic Center la frattura più comune è quella delle costole.
Spesso, queste fratture coinvolgono più costole su un lato e sono il risultato di un trauma, come un infortunio al momento del parto, una caduta, uno scontro con un altro cavallo o un oggetto, o un calcio di un altro cavallo. Secondo il rapporto, l’80 per cento delle fratture costali riguarda puledri di età inferiore a un mese.
Per quanto riguarda le fratture delle gambe, le cause sono quelle più frequenti: cadute, calci o collisioni. L’osso più comunemente fratturato nelle gambe anteriori è il terzo metacarpo, mentre il più comune negli arti posteriori è la tibia. Lo studio ha rilevato che le fratture sotto ai nodelli sono relativamente rare.
Sono emersi anche dei decessi dovuti alla frattura del cranio, delle vertebre e del bacino. Lo studio riporta che le fratture del cranio si verificavano più spesso a causa di una caduta dovuta all’impennata con relativo ribaltamento e quindi con il battere la testa per terra.
Le fratture vertebrali coinvolgono più spesso le vertebre del collo. Le fratture delle vertebre toraciche, sono il secondo tipo più comune di lesione, seguite da quelle delle vertebre lombari o sacrali. Le fratture pelviche sono il risultato di lesioni traumatiche o di una lesione da parto.