Uno degli obbiettivi più importanti da raggiungere nel lavoro con il cavallo è quello di renderlo educato e obbediente sia nelle attività quotidiane che nelle attività sportive. Siamo tanto orgogliosi del nostro compagno quando esegue tutto con prontezza, docilità e tolleranza.
Ma il fatto che il cavallo accetti di eseguire le nostre richieste non significa che le esegua con piacere. L’obbedienza non è necessariamente un atto di volontà. Se si va oltre ai concetti di “orecchie avanti = cavallo attento e tranquillo” e “orecchie indietro = cavallo che manifesta disagio o intenzione di aggredire” allora scopriremo che il cavallo comunica con noi con varie microespressioni e diversi segnali che chiaramente manifestano il suo reale stato d’animo.
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In altre parole, solo perché il tuo cavallo tollera questo o quello non significa che sia felice o che esegua tutto volentieri. Solo perché un cavallo sta fermo non significa che non abbia paura. Solo perché porta la capezza non vuol dire che gli piaccia.
La vera disponibilità del cavallo nei confornti della persona nasce quando quest’ultima mette il cavallo nella condizione di scegliere volontariamente come rispondere a una richiesta che gli ha proposto come un’esperienza positiva e che quindi il cavallo la vedrà come qualcosa che non è forzato a tollerare.
Impariamo quindi a osservare il cavallo nel suo insieme. A decodificare i comportamenti cosiddetti di “dislocamento“. I comportamenti di dislocamento sono comportamenti che spesso vengono interpretati, erroneamente, come irrispettosi. Come una disattenzione verso la persona o una manifestazione di noia.
In realtà, il cavallo sta semplicemente cercando di comunicare il suo stress. Cerca di spostare in un altro comportamento (che apparentemente non ha nulla a che fare con la richiesta) lo stato di conflitto o disagio in cui si trova.
Comportamenti che sembrano fuori luogo, come girare la testa, muovere le orecchie di lato, inclinare la testa, grattarsi di lato o la gamba, abbassare la testa per annusare il terreno o mangiare erba, allontanarsi, ecc. sono usati dal cavallo per comunicare all’uomo (e ad altri cavalli) che sono a disagio o si sentono sotto pressione e stressati.
Quindi, perché è così importante cogliere e ascoltare questi comportamenti sottili?
Perché sono i comportamenti che vengono PRIMA delle orecchie appiattite. Queste a loro volta portano, a seguito di tutta una serie di incomprensioni a catena, a reazioni più intense. Quest’ultime degenerano, a volte, in conflitti.
È bene non insistere sulla richiesta se hai capito che il cavallo sta comunicando il suo stress. L’insistenza lo obbliga solo a tollerare qualcosa che in quel preciso momento gli sta causando disagio.
Si, forse col tempo imparerà ugualmente. Ma insistendo in quel modo non si otterrà mai la sua reale disponibilità e collaborazione.
Non indurre il cavallo a “gridare” per farsi ascoltare. Impara ad ascoltarlo, ad osservare il suo stato. Lascia che ti “parli” senza dare per scontata la sua ubbidienza.
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