L’equitazione è un’attività unica durante la quale due atleti (cavallo e cavaliere) con diverse aspirazioni, qualità fisiche e mentali lavorano insieme per raggiungere un obiettivo. La coordinazione all’interno del binomio è una parte essenziale di questo sport. Non va dimenticato che la coordinazione deve essere bidirezionale (cioè deve andare dal cavallo al cavaliere e viceversa).
Andare a cavallo richiede coordinazione e controllo muscolare. I movimenti che il cavaliere impara sin dalle prime lezioni sono tutti movimenti volontari. Questi diventeranno movimenti automatizzati nel tempo.
I movimenti volontari o controllati rappresentano quei movimenti che, oltre ad essere voluti intenzionalmente, richiedono attenzione, cura e controllo nell’esecuzione. Sono tutti quei movimenti che si verificano nelle situazioni di apprendimento motorio.
Tali movimenti, in equitazione, sono molto complessi e difficili da imparare. In questo sport non esistono movimenti riflessi o automatici. Quindi non ci sono quei movimenti che, in reazione a uno stimolo, si manifestano automaticamente senza il controllo della volontà.
Il cavaliere deve imparare a compiere ogni movimento. La sua attività non richiede azioni naturali o spontanee o innate.
I muscoli fanno molta fatica nell’eseguire i movimenti volontari che sono il risultato del susseguirsi di contrazioni muscolari. Solo la loro ripetizione crea il movimento automatizzato. Un movimento che è il frutto della trasformazione dei movimenti volontari e controllati. Quest’ultimi, grazie alla ripetizione e riuscita del processo di apprendimento motorio, divengono precisi e familiari.
Tutto il lavoro del cavaliere principiante è finalizzato alla creazione di un insieme di automatismi.
Ogni movimento è solitamente accompagnato da movimenti associati. Si tratta di movimenti involontari di una parte del corpo che accompagnano il movimento di un’altra parte del corpo. I movimenti associati non sono necessari per compiere l’azione richiesta dall’istruttore. Quindi il cavaliere neofita non fa che sprecare energia.
Ed è proprio questo spreco che crea la stanchezza che colpisce i principianti nelle prime lezioni. Man mano che l’allenamento continua, la stanchezza si fa sentire sempre meno. Vuol dire che il cavalier sta imparando a eliminare gradualmente i movimenti associati.
Come per qualsiasi apprendimento, correggere un difetto acquisito è difficile. Un movimento sbagliato, dopo un altissimo numero di ripetizioni, si trasformerà in un automatismo errato. È preferibile interrompere l’esercizio piuttosto indurre automatismi errati.
A cavallo, tutte le posizioni sbagliate che si apprendono rendono la “presa” del cavaliere meno sicura. Inoltre creano una posizione che ostacola i movimenti del cavallo e quindi lo infastidiscono direttamente.
Un viaggio nel metodo Feldenkrais®. Un manuale che ti prende per mano e ti fa capire che imparare ad «eseguire un movimento (in sella) è relativamente semplice» ma imparare a «sentire ciò che quel movimento genera in noi e per riflesso nel cavallo … è tutta un’altra storia.»
Il Metodo Feldenkrais® sviluppa ciò che in noi è innato, stimola la nostra intelligenza motoria unita alla plasticità del nostro cervello in grado di apprendere a qualsiasi età e in qualsiasi condizione.
Il testo è composto da due parti. Nella prima, l’autrice racconta il suo incontro con il metodo feldenkrais e poi con i cavalli. Spiega quindi come ha coniugato le due cose insieme. Nella seconda parte l’autrice fa entrare il lettore nel mondo feldenkrais proponendo una serie di movimenti volti a migliorare la propria postura a cavallo.
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