I cavalli erano molto apprezzati in India, nella cultura Moghul. Non sorprende che hanno ispirato la realizzazione di molti oggetti di uso comune. Si possono ammirare, infatti, molti pugnali con la testa di cavallo. La testa di cavallo è stato il soggetto più popolare per le impugnature zoomorfe per diversi secoli.
L’impero Moghul, in India, durò dal 1526 al 1707 (tecnicamente si concluse nel l858). Il termine rinvenibile anche come “Mughal” o “Mogul”, proviene dalla popolazione della Mongolia, che per necessità migrò verso l’Asia centrale e successivamente in India.
Si propagò a partire dal nord dell’India, quando il principe Babur sconfisse Ibrahim Lodi, terzo Sultano della dinastia dei Lodi. Il sultanato di Delhi fu costruito da dinastie di origine turco-afghane, i quali si erano estesi fino all’India settentrionale durante i tre secoli antecedenti[1].
La “Scuola Moghul” nacque nei periodi corrispondenti ai regni di Babur, suo figlio Humayun e il nipote Akbar, ma progredì anche con il resto della Dinastia. Si costituirono gli Atelier a corte delle arti di lusso. Lo stile era influenzato dalla pittura cinese e, in un secondo momento, anche dall’arte indigena hindu.
In una seconda fase lo stile della Scuola Moghul si stabilì come la sintesi dei tratti persiani e indiani ma le influenze artistiche provenienti dall’arte europea, con i missionari gesuiti, con fini corrispondenti alla conversione alla religione cattolica, diedero la base alla combinazione di nuove conoscenze stilistiche e iconografiche.
La scuola aveva una cadenza su di una pittura realistica basata su rappresentazioni di scene di vita quotidiana, rese particolari per l’attenzione data al dettaglio. Vennero rappresentati anche elementi naturali, noti in molteplici miniature. Miniature che aumentavano anche di dimensioni realizzandole su tela.
Si può notare come l’iconografia sia stata influenzata dalla religione cristiana, data soprattutto dalla raffigurazione narrativa con una lettura in senso orario su tre registri, in progressione dal più alto al più basso. Possiamo osservare la somiglianza con alcuni affreschi in Italia, sede principale per la vastità di cicli pittorici narrativi del XIV secolo, come ad esempio, nella basilica di San Francesco ad Assisi con la scuola di Giotto e nella basilica di Santa Caterina d’Alessandra di Galatina con la scuola dell’arte del Sud Italia, centro del Mediterraneo [2].
L’arte dei manoscritti e delle miniature prendeva vita su tessuti in tela di cotone e su carta con l’utilizzo di vari strumenti come l’inchiostri e gli acquarelli. I dettagli venivano impreziositi da colate di oro fuso.
Ma la scuola non si fermò solo alla rappresentazione pittorica. Lo sviluppo progredì anche a livello tessile. È noto a tutti una conoscenza inconsapevole di esempi di tappeti realizzati artigianalmente come anche i pregiati tessuti utilizzati per realizzare i costumi per l’élite del mondo islamico.
La conoscenza della siderurgia dell’Impero Moghul ha dato la sua massima espressione artistica per:
Sopravvissute alle intemperie del tempo, si possono osservare una serie di pugnali in pietra dura sotto forma di teste di cavalli, nella sala dedicata all’arte islamica al museo Louvre di Parigi, in Francia o al MIA-Museo di arte islamica a Doha, nel Qatar.
IM- Ieoh Ming Pei (1917-2019), l’architetto cinese-americano, che nel 1989 progettò la Piramide di Vetro e la Piramide Inversa per il Louvre; a 91 anni, non si fece scappare la commissione dall’emiro Hamad bin Khalifa Al Thani (emiro del Qatar dal 1995 al 2013). L’inaugurazione del MIA avvenne nel 2008, la quale rese reale la capacità di ospitare l’arte islamica da tre continenti con oltre 1400 anni di arte storica.
La serie di pugnali museali fa parte dell’arte matura siderurgica indiana dell’impero Moghul risalente al XVII secolo.
Le else a “manico di pistola” erano caratterizzate dalla lama ricurva. Si presentava zoomorfa all’estremità, infatti, molti degli esemplari hanno l’impugnatura equiniforme. Solitamente sono composte da lama in acciaio damaschinato con decorazione tempestata d’oro e di un manico in pietra di giada con decorazioni scolpita in oro e adornate di pietre preziose. Il pugnale, indicato in arabo con il termine Khanjar, fa parte di quella tipologia specifica di arma bianca da impugnare.
L’estrema bellezza di queste armi bianche è legata dalla forza espressiva del cavallo, realizzato con i tratti realistici caratteristici della scuola Moghul.
Come si può osservare nella foto, la testa del cavallo è rappresentata come se fosse nel momento in cui s’impenna, con gli occhi spalancati, la bocca quasi socchiusa e le narici in agitazione.
La lama è realizzata da lega di ferro damaschinato d’oro. Da notare i dettagli dell’impugnatura in giada con incrostazioni d’oro. Il fiore e la testiera del cavallo sono impreziositi da pietre, quali smeraldi e rubini.
Non è fantastico entrare nel mondo dell’Arte?
Note:
[1] Balabanlilar, L. Imperial identity in the Mughal empire: memory and dynastic politics in early modern south and central Asia. Londra: Taurus, 2012, p.VII
[2] R. Casciaro, Basilica di Santa Caterina d’Alessandria in Galatina, Galatina (Le), Congedo Editore, 2019.
Immagine in evidenza: Sailko, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons
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