Il metodo Baucher aveva trasformato l’arte equestre in una scienza esatta mettendo in evidenza cause ed effetti. I risultati erano inconfutabili. Perché la cavalleria francese non adottò il metodo?
François Baucher è colui che più di tutti ha caratterizzato la storia dell’equitazione nell’era moderna. Ha apportato sostanziali innovazioni nel modo di addestrare i cavalli e ha prodotto concetti equestri inauditi fino ad allora, che hanno permesso a lui e a molti dei suoi allievi di addestrare ad alto livello tutti i tipi di cavalli, anche quelli dalla non felice conformazione e dal carattere difficile. (Massimo Basili, Metodo di Equitazione di François Baucher , Zoraide editore, pp. 7-34)
Il metodo di Baucher, sin dalle prime pubblicazioni, riscosse subito un grande successo. Siamo nel 1842, era stata stampata la terza edizione ed erano state distribuite 40.000 copie in tutto il mondo. È stato tradotto in diverse lingue tra cui il tedesco, spagnolo, italiano, olandese e inglese.
La cavalleria francese sperimentò il metodo per due anni. In questo arco di tempo i militari ottennero numerosi e inconfutabili risultati. Ciò portò Baucher a credere che il suo metodo sarebbe stato adottato dai militari francesi in modo definitivo.
Ma non è andata così. Perché?
Ecco cosa racconta Baucher.
«I mei sforzi si sono infranti contro la gelosia e la cattiva volontà di un écuyer: monsignore il duca di Nemours. Questo cavallerizzo non ha esitato a usare l’influenza attribuita dalla sua posizione nei confronti del suo allievo, ed è stato in grado di portarlo, cosa inaudita, a usare il suo titolo di principe di sangue, per imporre la sua volontà su alcuni membri del comitato di cavalleria chiamati a giudicare in ultima istanza.
Da questo intrigo nacque una maggioranza compiacente. Il comitato ha giudicato i documenti, ma quali erano questi documenti? I rapporti di centodue colonnelli o capitani istruttori sotto i cui occhi si praticava il mio metodo da due anni. Di questi centodue, ottantatré furono favorevoli alla sua adozione. Ma nel comitato è stato respinto da una maggioranza di quattro contro tre. Ah! Monsignore, aspiravate a essere reggente del regno, e vi siete lasciato influenzare al punto da mettere la fiaccola sotto il moggio per compiacere uno dei vostri familiari?
Che siate grati ai vostri insegnanti, niente di meglio. Che diate loro onorificenze e opportunità, deve essere così, la loro devozione lo merita. Ma Voi dovevate essere prima di tutto un uomo di progresso, e quando si è trattato di un’innovazione così strettamente correlata all’interesse generale, sarebbe stato necessario zittire l’interesse particolare e pensare solo al vostro paese. Se le cose grandi devono essere giudicate da quelle piccole, ringraziamo la Provvidenza per avervi sollevato dal pesante fardello della reggenza. Ma lasciamo il Duca di Nemours e torniamo all’argomento che ci riguarda.
Il mio metodo è stato sottoposto a tutti i tipi di prove:
1° Prova su quaranta cavalli di truppa che sono stati addestrati dai cavalieri in quattordici giorni.
2° Dimostrazione dei miei principi ai capitani istruttori della scuola di Saumur.
3° Ispezione svolta a Parigi dal monsignore il Duca d’Orleans, dei cavalli addestrati sotto la mia direzione. 4° Formazione di uomini e cavalli nel campo di Luneville, giostra eseguita da giovani cavalli addestrati in un mese secondo i consigli di mio figlio. E per quello che ho ricevuto…
Qui, naturalmente, riporto un degno aneddoto sugli sforzi di riconciliazione. Un giorno sua maestà, il re Luigi Filippo, mi convocò al castello di Neuilly, e mi fece montare tre cavalli alla presenza della famiglia reale. Ho ricevuto forza dall’acqua santa della corte di questo benevolo monarca.
Due giorni dopo, mi è stata inviata una sorta di nota spese di cui 500 franchi per il signor Baucher; 500 franchi per i musicisti. Ho immediatamente restituito il denaro al generale Rumigny, incaricato di aiutare il monarca nelle sue auguste donazioni. Il generale venne a casa mia per dirmi che ammirava la mia delicatezza, ecc., ecc.
Ma mentre insisteva perché accettassi questo dono reale, io rifiutai dicendo: “Dimenticate, generale, che io sono un innovatore. Ho creato un sistema noto a tutte le persone che si prendono cura dei cavalli. Credo che il mio metodo, basato su veri principi, trionferà sugli ostacoli che solleva e che durerà più a lungo di me”.
Su questo, il signor de Rumigny si è inchinato davanti a me, e non ne ho mai più sentito parlare. Ecco le grazie di cui ero oggetto, e le ricompense che sono state giudicate appropriate per premiare l’uomo che per due anni ha esibito e dimostrato alla cavalleria francese il frutto di trent’anni di studio.
François Baucher, Metodo di equitazione, Zoraide editore, pp. 35-37
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