È passato più di mezzo secolo da quando il dr. Robert M. Miller si è “imbattuto” nell’imprinting dei cavalli. Lo studio e l’approfondimento di questo speciale tipo di apprendimento gli ha fatto sviluppare il metodo Imprint Training. L’efficacia della sua procedura è, oggi, uno degli argomenti più controversi nel mondo dei cavalli.
Il dr. Miller ha dedicato la sua vita allo studio e alla pratica dell’imprinting nei puledri con il solo scopo di rendere migliore la vita dei cavalli e più sicuro il lavoro delle persone che si occupano di loro. Si rese ben presto conto che il suo metodo, per quanto efficace e non coercitivo, necessitava di ulteriori studi e approfondimenti auspicando che, un giorno, altri giovani studiosi si dedicassero all’approfondimento della sua procedura.
Poiché il metodo non era tradizionale, in un primo momento suscitò scetticismo e confusione. Tali reazioni, ha notato Alice Calmasini in “Imprinting e training precoce nel puledro” sono derivate proprio dal nome del metodo.
Aver accostato il termine “imprinting” a “training” negli anni ha generato confusione e contraddizione. Tale ossimoro, però, è stato volutamente scelto da Miller perché il veterinario americano era convinto che il fenomeno dell’imprinting si verificasse anche nei puledri e che esso avesse un ruolo decisivo nella loro formazione. (Alice Calmasini, Imprinting e training precoce nel puledro, Zoraide editore)
Dopo più di mezzo secolo, il metodo di Miller si è diffuso in tutto il mondo e ha mostrato la sua efficacia in ogni razza e in ogni disciplina. Non esistono ancora prove della sua inefficacia e molti allevatori riconoscono i suoi benefici a lungo termine.
Tuttavia, proprio come aveva previsto Miller, oggi si rende necessario esplorare e approfondire i modi in cui si può sfruttare questa opportunità di apprendimento. È stato ampiamente dimostrato che i puledri trattati sin dalla nascita si abituano più facilmente a qualsiasi tipo di stimolo, superano con altrettanta facilità situazioni generalmente paurose (anche se innocue), manifestano dei comportamenti più esplorativi e sono meno dipendenti dalle madri.
Molti paragonano la procedura Imprint Training al fenomeno dell’imprinting nelle oche descritto da Konrad Lorenz. Tale similitudine genera errori inducendo a cercare risultati che non si potranno mai verificare, nonostante i due fenomeni abbiano degli elementi in comune.
La procedura Imprint Training non può soddisfare gli stessi criteri dell’imprinting descritti da Lorenz semplicemente per il fatto che si vuole applicare uno stesso fenomeno a due specie diverse. Un puledro non seguirà mai l’essere umano come se fosse la sua “mamma” ma, se maneggiato alla nascita riconoscerà l’uomo come un “elemento” naturale del suo ambiente e sarà favorevolmente disposto ad imparare tutto ciò che l’essere umano gli insegnerà.
L’obbiettivo dell’uomo deve essere solo quello di far vivere al puledro ogni prima esperienza senza lasciargli nessun tipo di trauma. Si deve impegnare a insegnargli a tollerare gli stimoli sconosciuti senza reagire in modo pauroso o aggressivo, tenendo sempre a mente che le lezioni apprese in questa fase della sua vita possono essere indelebili. Il puledro ricorderà allo stesso modo e con la stessa intensità sia un’esperienza gradevole che un’esperienza negativa e dolorosa.
I puledri imparano più velocemente degli adulti anche perché, come afferma Alice Calmasini, la loro «mente è una tabula rasa» pertanto è più semplice insegnargli da subito dei comportamenti corretti piuttosto che cercare di riorientare dei comportamenti sbagliati rischiando di generare delle dissonanze. Da questo punto di vista il concetto di “lezioni anticipate” è del tutto ragionevole.
Nonostante questi evidenti vantaggi, Waring in Equine Behavior riporta uno studio che ha confrontato le reazioni di due gruppi di puledri. In un gruppo i soggetti erano stati maneggiati precocemente, mentre nell’altro gruppo i puledri non avevano avuto nessun tipo di trattamento. Nei primi due mesi di vita tra i due gruppi emergono differenze rilevanti, queste scompaiono a partire dal terzo mese di vita.
Questo studio trascura però due aspetti fondamentali. Il primo è che (a parità di risultati) trattare un puledro appena nato è un metodo più sicuro sia per il puledro che per la persona. Le sue reazioni sono più facilmente gestibili rispetto a quelle di un puledro di tre mesi (o più grande). Inoltre, numeri e grafici non possono rilevare il “sentire”, il “percepire”, due qualità che nella pratica dell’equitazione fanno la differenza. Tutti coloro che hanno maneggiato i loro puledri sin dalla nascita “sentono” il loro cavallo in modo più intimo. Sono tutti pronti a giurare che la loro relazione va oltre la mera pratica equestre.
Solo un osservatore superficiale e una persona con poca esperienza equestre descrive il modello di Miller come una pratica semplice da attuare e proprio, forse, averlo eseguito con superficialità e incompetenza ha fatto passare, negli anni, il messaggio che chiunque possa eseguire l’Imprint Training. Avere un fattrice gravida non rende automaticamente il proprietario un esperto allevatore. Non ci si improvvisa imprinter, per assistere alla nascita del puledro, praticare la procedura Imprint Training e seguire la crescita del neonato occorre molta esperienza.
Molti studiosi ed etologi hanno notato che molti puledri trattati sin dalla nascita preferiscono la compagnia dell’uomo a quella dei loro simili e manifestano spesso comportamenti inappropriati e una mancanza di rispetto nei confornti degli esseri umani. Secondo la mia esperienza, riportata nel libro A prima vista, non è il principio che è alla base del metodo di Miller che genera queste risposte inappropriate ma è l’impreparazione di chi la mette in atto.
L’imprinter deve sapere quando intervenire e per quanto tempo, deve avere la giusta sensibilità, deve saper lasciare il giusto spazio alla madre e deve capire quando è il momento di allontanarsi. Per questo motivo Lucio Cetra, esperto allevatore e istruttore, ha ritenuto necessario avviare dei “corsi per imprinter” per far conoscere il metodo di Miller e dare la possibilità a giovani studenti, proprietari e appassionati di capire e toccare con mano tutte le difficoltà che coinvolge la procedura. La necessità di questo corso nasce dal fatto che, negli ultimi anni, tra gli appassionati ma anche tra i professionisti, si sta diffondendo un’idea imprecisa ed erronea della procedura.
Robert M. Miller
Praticare un imprinting corretto è la base per far crescere il nostro puledro sano e fiducioso nei confronti dell’essere umano. La pratica è minuziosamente descritta nel libro Imprint Training del puledro appena nato di Robert M. Miller. Il libro, pubblicato per la prima volta negli USA nel 1991, ha cambiato, in tutto il mondo, il modo di interagire con i puledri, migliorando la loro vita e quella dei loro cavalieri. Più di 200 foto vi guideranno nella formazione e nella crescita del vostro puledro.
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