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I cavalli sono una specie precoce pertanto nascono neurologicamente maturi, pienamente sviluppati e tutti i loro sensi sono completamente funzionali perché, per sopravvivere, devono, nel più breve tempo possibile, essere in grado di seguire la madre e riconoscere il branco; quindi, già dalla nascita attivano la loro capacità di memorizzare. I problemi sorgono quando una memoria acuta come quella del cavallo memorizza uno stimolo innocuo ritenendolo pericoloso e inducendolo a fuggire; tra gli stimoli che più frequentemente si incontrano in una scuderia, ci sono forbici elettriche, carte, sacchetti di plastica.

Consapevole di questa caratteristica, l’uomo di cavalli deve considerare l’importanza di plasmare il comportamento dei puledri non appena vengono alla luce. Queste riflessioni, unite a molti anni di esperienze, hanno permesso al dott. Miller di affermare che il periodo critico di apprendimento inizia immediatamente dopo il parto visto che è il momento in cui il cervello del puledro percepisce meglio le sensazioni e gli stimoli ed è in grado di classificarli e memorizzarli rapidamente e durevolmente imparando una quantità illimitata di informazioni. Infatti il dott. Miller, oltre ad abituare a tollerare gli strumenti di uso veterinario, notò che il puledro imparava a muoversi in avanti, indietro e lateralmente in meno di un minuto; nei giorni seguenti rinforzava queste attività e riusciva a stabilire un rapporto di fiducia e di gerarchia che restava bene impresso. È stato dimostrato che anche per i cavalli si può parlare di imprinting; tale forma di apprendimento dà agli uomini l’opportunità di modellarne il comportamento.Iniziare l’addestramento del puledro sin dalla nascita è sicuramente il metodo più veloce e più efficace ma non è semplice e occorre una buona preparazione da parte di chi vuole intraprendere tale via. Il cavaliere deve essere dotato di molta calma e di molta sicurezza perché i puledri tendono a reagire in maniera brusca e violenta; in queste situazioni si deve mantenere il sangue freddo per evitare di caricarli di ulteriori paure. È addirittura meglio non occuparsi del puledro che farlo in modo improprio: se fatto correttamente l’imprinting è efficace allo stesso modo per tutte le razze e produce un puledro calmo, senza paura, amichevole, rispettoso e disposto ad imparare; se praticato male darà solo risultati scarsi e probabilmente cavalli con disturbi comportamentali.

Si può cominciare l’imprinting anche ad una settimana o un mese, ma le condizioni cambiano sensibilmente e non è raro che ci si trovi coinvolti in battaglie di “tira e molla”, crisi di panico, soprattutto se la madre non ha un buon carattere ed ha insegnato al puledro a essere diffidente.

A tal proposito Pellè ritiene fondamentale approcciarsi alla fattrice ed ottenere la sua fiducia prima del parto affinché ci consenta di avvicinarci al nato e non frapporsi tra il figlio e l’uomo. La prima forma di imprinting proviene dalla fattrice e il puledro, imitando il comportamento della madre, è talvolta plasmato in maniera diversa da come vorremmo. L’interazione, quindi, non avviene tra uomo-puledro-fattrice bensì tra uomo-fattrice-puledro.

Secondo un’antica credenza, diffusa in tutto il mondo, un cucciolo di qualsiasi specie non deve essere toccato perché la madre lo allontanerebbe fiutando un odore diverso. Instaurare un rapporto con il puledro subito dopo la nascita non è sbagliato, pericoloso e «contro natura» come ritiene Scorrano il quale sostiene che si debba iniziare l’ammansimento del cavallo nel periodo ottimale situato tra i 18 e i 20 mesi. In questo lasso di tempo, secondo lui, si deve far abituare il cavallo al contatto con l’uomo, palpandolo e toccando alcune parti del corpo: con piccoli movimenti lo si accarezza dapprima sulla schiena, quindi dal garrese sino all’incollatura.

Ormai è risaputo che prima si comincia l’ammansimento del cavallo e più facile sarà l’addestramento, ma non è ancora diffusa l’idea che è sin dalla nascita che si stabilisce un rapporto di fiducia e di disponibilità del cavallo nei confronti dell’uomo, creando le premesse per un addestramento che potrà dare buoni frutti e che metterà in luce le reali possibilità del cavallo trasformandolo in un soggetto esente da difese e resistenze. Il dott. Miller, nella sua carriera di veterinario, è stato costretto, di solito per ragioni ostetriche, a maneggiare i puledri alla nascita; questo gli ha permesso di notare che essi erano più gentili e più docili di quelli che avevano avuto un minore contatto umano; notò, inoltre, che i puledri si ricordavano di lui anche dopo settimane.

Probabilmente nell’intento di stabilire un contatto fisico con l’animale, molti consentono ai puledri di mordicchiare loro le dita, i vestiti o peggio ancora permettono loro di farsi prendere a calci. Invece, quando si decide di prendersi cura di un puledro bisognerebbe fissare con lui delle regole con le quali si definisce cosa può fare il puledro e cosa può fare il cavaliere.

Miller ha elaborato delle regole di comportamento, perfettamente adeguate allo scopo, che si enunciano come segue:

1. si può toccare il puledro, ma il puledro non può toccare il cavaliere senza il suo permesso;

2. si può invadere lo spazio personale del puledro, ma il puledro non deve invadere quello del cavaliere a meno che non sia invitato a farlo;

3. si possono mettere le dita nella bocca del puledro, ma il puledro non deve mai mettere la sua bocca sul cavaliere;

4. si possono toccare i piedi del puledro, ma il puledro non deve mai mettere i suoi piedi su quelli del cavaliere;

5. si possono controllare i movimenti del puledro e gli si può impedire di muoversi quando è accavezzato;

6. non si può mai permettere al puledro di tirare indietro e deve seguire chi lo conduce;

7. quando sia invitato a farlo, il puledro deve seguire docilmente il cavaliere ovunque voglia andare;

8. il puledro deve avere fiducia e accettare i comandi.


Bibliografia

Robert M. Miller, I misteri del cavallo (a cura di Serena Cappello), Luca Pensa Editore, San Cesario, 2008.

Imprinting del puledro appena nato, Paula da Silva in http://www.mrhorse.com/articoli/art035it.htm.

Imprinting del puledro appena nato, Paula da Silva in http://www.mrhorse.com/articoli/art035it.htm.

V. De Maria, La psicologia, la cura e l’uso del cavallo, Demetra, Verona, 2001.

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Serena Cappello

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