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Intervista a Pantaleo Pellè, tecnico federale FISE-ANTE

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Ha sempre raggiunto  gli obbiettivi che si era prefissato o esistono cavalli impossibili?

Cavalli impossibili non esistono: gli obbiettivi che ci si prefigge  si possono sempre raggiungere purché si usino  tecniche adeguate e ci si armi di pazienza e tanto amore. Il cavallo è un animale che è sempre addomesticabile dipende però dal primo approccio che ha avuto con l’uomo, se esso è stato negativo il cavallo diventerà diffidente quindi difficile da addestrare. Bisogna tener conto anche del temperamento dell’ animale, il soggetto con un temperamento più arrendevole sarà più facilmente addestrabile rispetto ad un soggetto più restio.

Cosa ne pensa dell’Imprinting?

Io distinguerei l’imprinting dal primo approccio: la prima forma di imprinting proviene dalla fattrice; l’approccio con l’uomo,  che può essere per il cavallo positivo o negativo, riguarda unicamente chi si avvicina. È fuori dubbio che sin dal primo giorno si debba intervenire, ma ritengo fondamentale approcciarsi alla fattrice ed ottenere la sua fiducia prima del parto affinché ci consenta di avvicinarci al nato e non frapporsi tra il figlio e l’uomo. L’interazione, quindi, non avviene tra uomo-puledro-fattrice ma uomo-fattrice-puledro.

Quali sono le prime manovre su un puledro?

Più di manovre si tratta di movimenti naturali come il sapersi presentare, il sapersi avvicinare, sempre, però, facendo capo alla madre.

Parliamo di premi e castighi…

Premi e castighi se dati al momento giusto, nella maniera e nella misura giusta sono alla base di un buon addestramento. Quello che occorre è proprio “il bastone e la carota” che però va usato veramente con misura perché poi, con un cavallo,  quando si sbaglia… si paga. Ad esempio: se un cavallo nel box compie un gesto che a noi non piace e lo puniamo frustandolo si commette uno dei più grossi errori; tale punizione farà correre il rischio che il cavallo anzichè riconoscere nel cavaliere un’autorità da rispettare, finisce per vederlo come un nemico capace di violenza cieca…come si fa a non dare ragione al proverbio che dice “il cavallo buono ha ucciso il suo padrone”? Se  il cavallo riesce a capire quella che è la sua vera possibilità, se si rende consapevole o cosciente della propria forza e reagisce allora dire che le cose si complicano per l’uomo è un eufemismo.

Esistono delle differenze tra maschi e femmine?

Le differenze ci sono. Il comportamento di una femmina non è aggressivo però le scariche ormonali, tenderanno a renderne instabile il comportamento; tale instabilità è estremamente variabile da soggetto a soggetto ed è alla base di comportamenti che si manifestano con nervosismo, insofferenza al lavoro, irritabilità o anche apparente apatia. Lo stallone è tendenzialmente più indocile, esso è esuberante; da lui ci si dovrebbe attendere, a intervalli più o meno regolari, atti di insubordinazione di vario genere che possono andare dal tirare indietro le orecchie fino ad aggressioni più o meno violente. Il castrone si dimostra in generale più affidabile e di umore più costante, manca quella carica nervosa tipica dello stallone

È vero che è più facile ottenere determinate prestazioni dagli stalloni?

Si, è vero. Gli stalloni possono dare tante soddisfazion; hanno tutto un loro portamento, una loro vivavicità.

Quando inizia il primo addestramento?

Il primo addestramento varia a seconda della razza e a seconda dell’utilizzo. Ad esempio i quarter horse, che sono una razza precoce, a due anni sono già domati e a tre anni partecipano a gare importanti, mentre per un murgese bisogna aspettare i tre anni prima di cominciare la doma. I quarter, i psa, i psi, i trotter vengono utilizzati ben presto un proverbio arabo dice: “ addestra presto e monta tardi”.

Rinforzi e punizioni, quali sono i premi più efficaci?

Dal momento che l’apparato uditivo del cavallo è molto sensibile, il premio più incisivo è un tono di voce dolce e pacato. Lo zuccherino deve essere dato al momento giusto, deve essere una gratifica non deve diventare un’abitudine. Un cavallo che viene accarezzato nel box è un cavallo viziato perché quando ci si allontana poi rivuole la nostra compagnia e quasi sempre rampa o si dimena per attirare l’attenzione. Quando il cavallo fa così la prima volta non va accontentato ma richiamato.

Ogni quanto tempo va dato un premio?

Inizialmente è bene somministrare il rinforzo a distanza ravvicinata in modo che il cavallo ripeta la manovra, per via del premio. Quando esegue correttamente l’esercizio, glielo si fa rifare senza il premio, il cavallo potrebbe fare le sue rimostranze ma la voce calma e pacata che prende il posto del bocconcino rimedia. Poi si passa all’esercizio successivo. Mai passare ad altri esercizi se il cavallo non ha fatto bene quello precedente e andare sempre con infinita gradualità. Gradualità e tempismo sono alla base di un buon addestramento. Al cavallo bisogna sempre dare il tempo di capire, mai pretendere da esso con immediatezza.

Esistono punizioni efficaci?

Le punizioni devono essere innanzitutto repentine,  la punizione più immediata è la voce che da pacata e dolce diventa più aspra e incisiva, altre volte bisogna ricorrere a qualcosa che abbia un effetto più durevole come l’uso di una catena sul naso oppure alla percossa che non deve necessariamente essere violenta; uno schiaffo sul muso può essere molto efficace se secco e breve, «possibilmente senza fargli capire da dove arriva». Quindi azione e reazione. Il cavallo reagisce ad ogni nostra azione, punizioni severe potrebbero determinare risposte di esitamento non necessariamente circoscritte allo specifico comportamento indesiderato


 

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Serena Cappello

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