Chiunque abbia avuto l’opportunità di seguire tutte le fasi della crescita del proprio cavallo avrà notato che da puledro, intorno a 3 mesi di vita, ha iniziato a mangiare le feci della sua mamma. Per i neofiti questo è uno spettacolo strano e per lo più disgustoso. Ma gli allevatori esperti sanno che è un comportamento perfettamente normale per i puledri. Il nome corretto di tale comportamento è “coprofagia“. Il termine deriva dal greco κοπρος (“kopros”) per feci e φαγω (“phago”) per mangiare.
Il sistema digestivo del puledro non è progettato per digerire sin da subito grano e foraggio. La sua nutrizione dipende fondamentalmente dal latte materno. Durante la prima settimana di vita, il numero delle poppate varia da 2 a 4 all’ora e diminuisce progressivamente sino a raggiungere 1 ogni due ore intorno ai sei mesi.
A circa tre mesi di vita, il puledro inizia a cercare altro cibo, come fieno, erba o grano. Questo comportamento indica che il suo sistema digerente è cambiato, poiché riesce a decomporre alimenti diversi dal latte. È un fenomeno che, però, può essere ritardato se la madre produce molto latte, mantenendo lo stomaco del puledro costantemente pieno. Ed è a questo punto della sua vita che lo si può osservare ingerire le feci della madre.
Lo sterco di un cavallo adulto contiene dei microbi che provengono dall’intestino crasso che andranno a inoculare il sistema digerente del puledro consentendo lo stabilirsi di una normale flora batterica intestinale.
Ma come fa il puledro a sapere che deve mangiare il letame della mamma?
Diversi studi hanno dimostrato che è la cavalla stessa a secernere una sostanza chimica atta a incoraggiare il puledro a seguire questo regime alimentare. Pertanto, l’ingestione da parte del puledro delle feci della madre è un comportamento assolutamente fisiologico. È una fase fondamentale della sua vita.
Si consiglia di non pulire completamente il campo o il box. Tentare di impedire tale comportamento può creare in seguito grossi problemi in quanto il puledro può crescere con una flora batterica non adeguatamente sviluppata e quindi non in grado di digerire allo stesso modo di un adulto.
Quindi non solo è un comportamento normale ma è importante che gli si permetta di farlo.
Robert M. Miller
Praticare un imprinting corretto è la base per far crescere il nostro puledro sano e fiducioso nei confronti dell’essere umano. La pratica è minuziosamente descritta nel libro Imprint Training del puledro appena nato di Robert M. Miller. Il libro, pubblicato per la prima volta negli USA nel 1991, ha cambiato, in tutto il mondo, il modo di interagire con i puledri, migliorando la loro vita e quella dei loro cavalieri. Più di 200 foto vi guideranno nella formazione e nella crescita del vostro puledro.
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“A prima vista – Esperienze di imprinting“ nasce dall’esperienza diretta di Serena Cappello. L’autrice, studiosa di psicologia equina ed etologia si è dedicata allo studio e al perfezionamento di un approccio precoce al puledro. A prima vista presenta in modo semplice, ed accessibile a tutti, le fondamentali regole per un approccio sano e rispettoso dei puledri, descrive nel dettaglio l’imprinting e i suoi effetti raccontando le storie di vita vissuta di due muli e di due cavalli e dei loro cavalieri. Un libro che spiega la validità di tale intervento e i suoi vantaggi.
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Alice Calmasini
Con “Imprinting e training precoce nel puledro” di Alice Calmasini, Zoraide editore lancia una nuova serie di libri in REALTA’ AUMENTATA.
“Imprinting e Training precoce nel puledro” è una storia di passione e di tenerezza, di umiltà e di rispetto verso i cavalli e in particolare verso un momento delicato quale è quello della nascita. Alice Calmasini da un lato espone la procedura “Imprint Training” ideata dal dr. Robert M. Miller dandone una lettura critica e disincantata cogliendo la reale volontà del veterinario americano. Dall’altro valuta in modo oggettivo se veramente i principi del metodo sono efficaci.
L’autrice, frequentando il corso per imprinter tenuto dalla dr. Serena Cappello e dall’addestratore/istruttore Lucio Cetra, ha applicato lei stessa la tecnica, apprendendo cosa significhi seguire la gravidanza delle cavalle ed essere presente al momento del parto. La sua esperienza è significativa da due punti di vista: allevatoriale/sportivo ed emotivo. La dr. Calmasini ha individuato alcuni dei possibili risvolti positivi che la procedura, se opportunamente studiata e approfondita, può dare in ogni ambito del mondo equestre, e ne ha messo in luce anche i punti deboli suggerendo una variante del metodo.
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