Negli anni in cui non c’era la televisione e internet, le persone dovevano trovare il modo di dilettare il proprio tempo. In alcuni casi hanno trovato modi stupidi e oltraggiosi per intrattenersi. Ad esempio, nel XIX secolo andava di moda divertirsi guardando lo spettacolo dell’horse diving. La strampalata esibizione, a pagamento, richiedeva che qualcuno spingesse un cavallo da una piattaforma alta fino a 20 metri per tuffarsi in una piscina profonda solo 3 metri. E questo era tutto. Quello era lo spettacolo.
Gli spettacoli con cavalli che si tuffavano sono iniziati nel 1880. Furono un’attrazione molto popolare per decenni nonostante l’evidente crudeltà verso gli animali e il pericolo che correvano i cavalieri.
C’è voluto molto tempo, ma fortunatamente gli animalisti sono riusciti a porre fine a alla pratica negli anni ’70. Eppure, c’è stato chi ha cercato di far rivivere questa idea estremamente stupida, forse ispirata al film Disney del 1991 che, in qualche modo, presentava come eroi le persone che spingevano i cavalli nelle piscine. Diamo un’occhiata alla verità sui cavalli tuffatori e come fortunatamente ha avuto fine.
Secondo il Texas Escapes, il numero dei cavalli tuffatori fu “inventato” da William “Doc” Carver. Carver aveva lavorato con Buffalo Bill Cody e nel 1880 stava viaggiando per il paese presentando il suo spettacolo in cui venivano rimesse in scena rappresentazioni western. Carver era un campione di tiro al bersaglio e la sua abilità con il fucile era l’attrazione principale dello spettacolo. Ma dopo un po’ aggiunse una nuova trovata: i cavalli tuffatori.
Come è venuta l’idea a Doc Carver di far saltare i cavalli in piscine può essere oggetto di dibattito. Lui ha raccontato di essere stato ispirato da un’audace esperienza personale. Raccontò che, nel 1881, lui e il suo cavallo stavano attraversando un ponte, sul fiume Platte nel Nebraska. Questo cominciò a cedere e furono costretti a saltare nel fiume sottostante. E così, l’avventura lo ispirò a creare uno spettacolo che prevedesse tuffi eseguiti da cavalli.
Come riporta il New York Times, lo spettacolo dell’horse diving divenne molto popolare in Texas. Nello Stato, infatti, si tenevano regolarmente feste e fiere. Carver costrinse sua figlia Loreena a tuffarsi con i cavalli, nonostante un terribile incidente dimostrò la pericolosità della pratica.
Nel 1907, il “The Great Carver Show” si installò nell’Electric Park di San Antonio. San Antonio, a quel tempo, era la città più grande del Texas. La gente giungeva da ogni parte per consegnare i loro 50 centesimi a Carver e guardare lo spettacolo dei cavalli tuffatori. Ma il 17 febbraio, una tragedia colpì il diciottenne Oscar Smith. Il giovane morì in seguito a uno sfortunato tuffo, mentre il cavallo sopravvisse.
Mike Cox sul magazine Texas Escapes ha osservato che i giornali di San Antonio, all’epoca, riportarono l’evento fatale più per vantarsi delle loro abilità fotografiche che per riportare la morte di un giovane uomo.
“Non capita spesso che un giornale sia in grado di stampare la fotografia di un uomo a tre secondi dalla sua morte”, scrisse il Light, che ha pubblicato la foto qui sopra. Ma il giornale sapeva cosa voleva vedere la gente e così stampò un’altra tiratura della storia per coloro che volevano la propria copia della foto.
Lo spettacolo di Carver era itinerante. Nel 1924 assunse una giovane donna di nome Sonora Webster per eseguire i tuffi con i cavalli. Lei finì per sposare il figlio di William, Al.
William Carver morì nel 1927. Alla sua morte, il figlio Al rese lo spettacolo sedentario trasferendolo ad Atlantic City, nel New Jersey. Era un’attrazione permanente nel famoso parco divertimenti Steel Pier. I cavalli erano costretti ad eseguire i tuffi più di quattro volte al giorno, sette giorni la settimana. Inoltre, affinché il tuffo potesse avvenire, era stato previsto l’utilizzo di pungoli, scosse elettriche e botole che obbligavano i cavalli a saltare dalla piattaforma.
Secondo Women of Age Riding Horses, lo spettacolo prevedeva una rampa di legno alta 12 metri, da cui il cavallo e il cavaliere si tuffavano in una piscina d’acqua profonda 3,5 metri. Le ragazze che cavalcavano i cavalli mentre si tuffavano dovevano stare attente, perché i cavalli inclinavano la testa indietro per bilanciarsi durante la caduta. Molte ragazze finivano per avere nasi rotti, occhi neri, clavicole fratturate e altre ferite. La stessa Sonora subì un serio infortunio che sarebbe diventato il frutto della magia del film Disney.
Amusing Planet racconta il terribile incidente che, nel 1931, rese Sonora Webster completamente cieca. Si tuffava con i cavalli da quasi un decennio, ma quel giorno, non chiuse gli occhi in tempo prima che lei e il suo cavallo “Red Lips” colpissero l’acqua. L’impatto le provocò il distacco della retina di entrambi gli occhi. Dopo di ciò, Sonora rimase completamente cieca.
Tuttavia la donna non si arrese alla sventura. Riuscì, contro ogni aspettativa, a rimettere in piedi la sua esibizione. Sonora continuò il suo spettacolo per altri 11 anni. Ha anche scritto un’autobiografia. Il libro dal titolo A Girl and Five Brave Horses è stato pubblicato nel 1961. In quella che forse fu una decisione ancora più strana dei tuffi dei cavalli nelle piscine, la Disney trasformò la sua storia nel film del 1991 “Un Tuffo nel Buio”, presentando Sonora come una specie di eroina.
Negli anni ’70 l’opposizione degli animalisti portò la fine degli spettacoli ad Atlantic City. Poi nel 1993 – molto probabilmente cercando di sfruttare la popolarità del film Disney – il parco di divertimenti Steel Pier ha cercato di riportarli in vita. Questa volta, però, spinsero giù dalla piattaforma non i cavalli ma dei poveri muli indifesi e senza cavaliere. Gli attivisti per i diritti degli animali, ancora una volta, non erano contenti, e il revival ha avuto vita breve dopo le proteste.
Il parco di divertimenti ha preso in considerazione di rilanciare lo spettacolo nel 2012. Gli attivisti hanno pregato Anthony Catanoso, presidente della “Associates of Steel Pier”, di cancellare il progetto che prevedeva di riportare in vita questo evento dopo tanti anni. Sono state create pagine e gruppi facebook per promuovere una petizione che chiedeva a Catanoso e a gli altri membri influenti di cancellare il ritorno dei “cavalli tuffatori”. L’iniziativa raggiunse 10.000 firme in meno di un giorno. Nella petizione lo show fu definito barbaro, disumano, crudele e scandaloso. Così, alla fine, il numero del cavallo tuffatore non fu ripristinato, “Atlantic City è andata avanti – dichiarò Catanoso – dobbiamo muoverci con lei. Vogliamo creare nuovi ricordi per i visitatori e non far rivivere quelli vecchi”.
I rapporti ufficiali hanno sempre dichiarato che gli animali non hanno mai subito danni. La PETA – People for the Ethical Treatment of Animals (in italiano: Persone per il Trattamento Etico degli Animali), ovviamente, non era d’accordo. Ha sempre sostenuto che i cavalli tuffatori hanno subito diverse lesioni, come danni agli organi interni, ossa rotte, contusioni e lesioni alle gambe e alla spina dorsale. Anche la Humane Society of the United States si è espressa contro l’idea. Dopo che Catanoso annunciò che il numero dei cavalli dei tuffatori non si sarebbe mai più fatto, il presidente della Humane Society ha dichiarato a Reuters: “Questo è il lieto fine di un’idea colossalmente stupida”.
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