Le staffe: trovare la giusta lunghezza delle staffe è una delle prime difficoltà che incontra il cavaliere dell’equitazione inglese.
Chi pratica equitazione inglese combatte con la lunghezza delle staffe sin dalla primissima lezione. Con il tempo capisce l’importanza della giusta lunghezza dello staffile e quanto la misura influisce sull’assetto, sull’equilibrio, sulla stabilità e sulla sicurezza in sella.
Stabilire la lunghezza delle staffe, spiega Piero Santini nel suo manuale “Principi Fondamentali del Sistema Naturale”, vuol dire stabilire quale angolo rispetto alla linea del terreno dovrebbero formare le cosce del cavaliere.
Di solito si insegna a stabilire la lunghezza delle staffe da terra. Prima di montare, si posizionano le dita della mano destra sul meccanismo di sicurezza della staffa e con la mano sinistra si stende lo staffile lungo il braccio teso. Se la misura è corretta la base della staffa dovrebbe poggiare sull’ascella.
Tuttavia è una misura del tutto approssimativa. Infatti, Santini spiega che:
La lunghezza effettiva delle staffe è più o meno influenzata dalla forma del tronco dei diversi cavalli, dalle diverse selle, dai sottosella e da altri fattori; l’inclinazione quindi della coscia è più attendibile, anche se non matematicamente definita, stabilendo la lunghezza dello staffile che meglio si adatta a ogni singolo soggetto.
[il cavaliere] dovrebbe imparare a sistemarsi le staffe dalla sella portando il ginocchio davanti al quartiere in modo che la sua gamba (stinco) penda lungo la spalla del cavallo. Il piede non dovrebbe mai essere tolto dalla staffa ma il ginocchio dovrebbe essere semplicemente sollevato e staccato dalla sella. Piero Santini, “Principi Fondamentali del Sistema Naturale”, Zoraide editore, 2021, pp. 168 174
Una staffatura troppo lunga di solito si traduce in una parte inferiore della gamba sciolta e oscillante. Inoltre mina la posizione del cavaliere. Infatti una staffatura troppo lunga è spesso la ragione per la quale un cavaliere fa scivolare le gambe in avanti (la regione del sottopancia), abbassa le punte dei piedi e alza, scorrettamente, i talloni. Anthony Paalman, “Il Nuovo libro dell’equitazione”, Zoraide editore, 2018, p.115
Una staffa troppo lunga può costringere il cavaliere a stare seduto troppo indietro nella sella (verso la paletta) con la punta dello stivale vicino al gomito del cavallo. Dà veramente l’impressione di star seduto su una sedia e non sul dorso di un atletico animale. In questa posizione, soprattutto durante un salto il cavaliere non riesce a trovare un sostegno solido con le ginocchia e con le gambe e rischia di rimanere indietro durante la parabola e di sedersi in sella in modo brusco dando una dolorosa sensazione alle reni del cavallo. Anthony Paalman, “Il Nuovo libro dell’equitazione”, Zoraide editore, 2018, p.115
All’estremo opposto c’è la staffa troppo corta, un caso più raro. Una staffatura troppo corta fa sbilanciare il cavaliere e inoltre rende la parte inferiore della gamba meno efficace come aiuto.
In un salto, durante la parabola, poiché i polpacci non aderiscono al costato del cavallo, la gamba scivola verso dietro e verso l’alto, il busto gli cade in avanti. In questa posizione il cavaliere perde l’equilibrio e lo fa perdere anche al suo cavallo sul quale grava sulle spalle tutto il peso del cavaliere. Quest’ultimo per equilibrarsi è costretto a cercare un appoggio e ad aggrapparsi al collo o alla criniera del cavallo. In ogni caso distende le sue redini perdendo così tutto il contatto con la bocca.
Nel frattempo, il cavallo, disturbato dal brutale cambiamento di equilibrio del cavaliere, sposterà il suo peso sul treno anteriore e ciò gli farà senza alcun dubbio commettere l’errore con gli anteriori urtando la barriera di fronte un ostacolo. Anthony Paalman, “Il Nuovo libro dell’equitazione”, Zoraide editore, 2018, p.116
All’inizio, per trovare la giusta staffatura, siediti in sella con i piedi fuori dalle staffe. Rilassa la gamba e lascia che le staffe urtino i tuoi piedi. La panca dovrebbe colpire l’osso della caviglia.
Tieni presente che, occasionalmente, potresti aver bisogno di sistemare le tue staffe di un buco o due. Per esempio, le pelli nuove si allungano con il tempo, quindi la lunghezza originale potrebbe diventare troppo lunga. Inoltre, se passi da un cavallo più cicciottello a uno più magro, o viceversa, dovrai modificare la lunghezza delle staffe. Un cavallo largo occupa più gamba di uno più stretto. Infine, molti cavalieri usano una staffa leggermente più lunga per il lavoro in piano e poi la accorciano un po’ per il salto.
In definitiva, la lunghezza corretta è quella che ti permette di sederti nella posizione corretta e di rimanere un cavaliere sicuro, stabile ed equilibrato.
Principi Fondamentali del Sistema Naturale
di Piero Santini
Principi Fondamentali del Sistema Naturale di Piero Santini, discepolo del capitano Federico Caprilli, maggiore della cavalleria italiana, è un manuale che promuove il rivoluzionario Sistema Naturale di Equitazione di Caprilli. In questo testo, un classico della letteratura equestre, Santini, con un linguaggio semplice e dettagliato, introduce, spiega e promuove il Metodo Italiano e l’assetto in avanti.
Si rivolge sia ai cavalieri principianti che ai cavalieri esperti e agli istruttori. I primi saranno aiutati a fissare i principi di base prima di prendere qualsiasi parte attiva in un campo all’aperto o in una competizione. I cavalieri esperti troveranno in queste pagine molti contenuti e spunti di riflessione per migliorare la loro tecnica. Gli istruttori, che, a beneficio dei loro allievi, desiderano condensare e semplificare i concetti di base dell’equitazione all’aperto e del sistema naturale, ne trarranno una risorsa incredibile. Il testo è composto da 22 capitoli e un’appendice. Include numerose fotografie ma anche disegni e diagrammi a scopo didattico.
Piero Santini (1881-1960). Cavaliere di grande esperienza e reputazione internazionale, fu un autore molto rispettato. Espose per la prima volta in lingua inglese, il rivoluzionario “sistema di equitazione naturale”. Ciò gli portò una fama immediata. Di padre italiano e madre americana, Santini parlava e scriveva inglese come seconda lingua. Tra le sue opere si annoverano 5 libri, tra cui “Learning to Ride”, “The Forward Impulse” e “Riding Reflections”. Ha inoltre tradotto e curato gli articoli di Caprilli.
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