La fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo è stato un periodo di significativi cambiamenti tecnologici, politici e militari, che hanno avuto, tra le altre cose, molta influenza sull’equitazione.
La fine del XIX secolo è il periodo della messa in discussione del ruolo della cavalleria nell’esercito. Dopo la sconfitta della Francia contro la Prussia nel 1870, si cessa gradualmente di vedere la cavalleria come un’arma potent. Inoltre si comincia a sottovalutare l’efficacia della carica sul piano strategico.
La crescente meccanizzazione degli eserciti all’inizio del XX secolo non fa che aumentare questo stato di cose. Alla cavalleria vengono ora affidate missioni di ricognizione.
Queste missioni a lungo termine richiedono cavalli robusti e forti cavalieri in sella. La resistenza fisica dei cavalli diventa più importante di un addestramento propriamente detto. Il “dressage“, fino a quel momento tutelato dai militari per le loro esigenze, nei reggimenti diventa un aspetto dell’equitazione sempre più rudimentale.
L’equitazione del “tempo libero” o civile è dominata dalle corse di cavalli e dai concorsi ippici. Ciò ha gravi conseguenze sul tipo di cavalli usati. Ai morbidi cavalli e naturalmente stabili sulle anche che si erano usati fino a quel momento, e che erano la maggior parte di origine iberica, si preferiscono i cavalli veloci con l’equilibrio naturale sulle spalle, e, per le gare del salto ostacoli, di grandi dimensioni.
Oltre ai concorsi ippici e in particolare alle corse, di resistenza, di trotto o di galoppo, si hanno esigenze molto elevate in termini di prestazioni fisiche. Nell’equitazione civile, quindi, l’allenamento fisico dei cavalli prevale sulla raffinatezza del loro addestramento.
Uno dei personaggi della storia dell’equitazione che ha vissuto questi cambiamenti e a cui ha dato un forte contributo è stato il Capitano Étienne Beudant.
Beudant è stato un écuyer, probabilmente l’ultimo baucheriano della fine del XIX secolo, che ha suscitato l’ammirazione dei suoi contemporanei per la sua maestria in sella e per le incredibili difficoltà equestri che è riuscito a superare.
Il Capitano Beudant vive in un’epoca in cui il dressage classico, l’alta scuola, sono in regressione. Le difficoltà equestri che supera appaiono incredibili ai suoi contemporanei, in quanto quasi tutti avevano smesso di praticare questa disciplina. Beudant fa lavorare i suoi cavalli in alta scuola, facendogli eseguire piroette, piaffé e passi spagnoli. Ciò gli conferisce il merito di essere ammirato come un écuyer brillante, e talvolta, come un “mago” dell’equitazione.
Beudant non è solo un «cavallerizzo mirabolante» per citare i termini con cui lo definisce il generale Decarpentry. Beudant segna un altro importante cambiamento nella storia dell’equitazione: il modo di intendere l’intelligenza del cavallo.
Il capitano si oppone con forza alla concezione cartesiana dell’animale “macchina” e prende parte a una controversia equestre del suo tempo opponendosi, sull’argomento “intelligenza”, al capitano di Saint Phalle. Questi due Maestri baucheriani sono in profondo disaccordo su questo punto. Saint Phalle pensa che i cavalli non capiscano nulla del loro addestramento, che sia solo questione di ginnastica e di mettere in atto in modo meccanico dei riflessi (opinione molto diffusa ai tempi di Beudant). Quest’ultimo ritiene, invece, che i cavalli abbiano una loro intelligenza e cerchino costantemente di capire cosa si vuole da loro.
In questa concezione, innovativa e quasi precorritrice della moderna etologia, sta l’origine del suo metodo di allenamento basato principalmente sulla chiarezza dell’uso degli aiuti.
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