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Lo chiamavano Trinità, di nuovo al cinema

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Il cult “Lo chiamavano Trinità”, all’inizio descritto come la distruzione del “western italiano”, oggi torna restaurato in 200 sale Italiane.

Lo chiamavano Trinità, oggi uno dei cult movie del western italiano è stato spesso definito, anche da Sergio Leone, come il film che avrebbe distrutto il genere. Ora torna in sala dopo 52 anni.

Cosa ha reso questo film un vero cult?

L’origine e la genesi del film sono un po’ oscure. Enzo Barboni ha sempre sostenuto di aver proposto per anni ai produttori una sceneggiatura per una commedia western. Barboni aveva iniziato come direttore della fotografia per (tra gli altri) Corbucci. L’idea di una commedia western gli venne sul set di Django (1966). Non amava molto la brutalità che il western italiano aveva portato nel genere. Poi si rese conto che lo stesso approccio, interpretato con una logica un po’ sopra le righe, poteva anche essere divertente. Il produttore Italo Zingarelli inizialmente rifiutò la sceneggiatura. Cambiò idea dopo aver programmato un film con la coppia Terence Hill e Bud Spencer. I due attori erano diventati star minori in una serie di film con Giuseppe Colizzi. Ma Zingarelli voleva che il film fosse diretto da Ferdinando Baldi. Solo dopo che Baldi rifiutò l’offerta, decise di dare una possibilità a Barboni.

Recentemente si è scoperto che Barboni si decise piuttosto tardi di girare una commedia. Secondo diversi partecipanti, l’idea originale di Barboni era quella di girare un western serio o al massimo semiserio, più in linea con le cose che Hill e Spencer avevano fatto con Colizzi. Alcune scene di apertura del film sembrano supportare questa tesi. Per esempio nella violenza della scena in cui Bambino (“la mano sinistra del diavolo”) spara a diversi avversari dal fianco.

Quando Hill e Spencer furono interpellati per il film, erano già avvenute alcune riscritture. In un’intervista alla rivista Amarcord, Hill confessò di essere rimasto sorpreso per il ruolo comico che gli era richiesto. Inoltre, Barboni aveva in mente altri due attori, quindi i protagonisti dovevano essere tre. Questo era anche più in linea con la trilogia di Colizzi, che ha sempre avuto almeno tre attori protagonisti. Anche il titolo del film, o meglio la parola “Trinità”, sembra indicare che ci siano tre protagonisti. Trinità non è un nome vero e proprio, ma un riferimento alla Santissima Trinità. Sembra che sia stato lo stesso Spencer a proporre di ridurre il numero a due; a lui si deve anche l’idea dei fratelli. Aveva notato che il pubblico reagiva positivamente al contrasto tra Hill e lui, e pensò che fosse una buona idea enfatizzarlo.

Lo chiamavano Trinità racconta una storia tipicamente western: due uomini che vanno in aiuto di persone indifese che rischiano di essere cacciate dalla loro terra dallo spietato latifondista locale. Ma i due fratelli sono tutto fuorché i tradizionali eroi del western americano: non si lavano, non si radono, hanno cattive maniere a tavola e soprattutto sono dei truffatori.

Con il volto e il sorriso limpido, Terence Hill era la perfetta antitesi dell’eroe taciturno e truce del western italiano che aveva dominato il genere negli anni ‘60. Il personaggio di Bud Spencer, ex campione di nuoto che aveva rappresentato il suo paese alle Olimpiadi, Bambino, era stato trasformato in tutto ciò che Trinità non era: un colosso scontroso, poco invitante e misantropo, che non sopportava suo fratello, abile e affascinante. Il film aveva alcune battute eccellenti, ma non sarebbe stato un così grande successo senza le scazzottate.

Alla sua prima uscita, il film sembrava più innovativo di quanto non fosse in realtà, ma il suo enorme successo sembrava tanto inspiegabile quanto inaspettato: costato meno di 400 milioni di lire, ne incassò circa 6-7 miliardi.

Il film (e anche il suo sequel) si apre con una scena di pasto (che alla fine darà il nome ai film, “fagioli western”). Forse è la scena più ricordata del film e fu improvvisata dai due attori. Trinità è un Casanova promiscuo, un dongiovanni che disprezza i doveri del matrimonio. Decide di sposare le ragazze mormoni perché la loro religione permette la promiscuità, m annulla il matrimonio quando scopre che dovrà lavorare giorno e notte come loro marito. In senso ironico, Trinità rappresenta tutto ciò che i giovani (di ieri e di oggi) vorrebbero essere: un buontempone intelligente e di bell’aspetto, invidiato dagli altri uomini, popolare tra le donne. Pertanto Spencer doveva essere la persona che tutti i giovani temono di diventare un giorno. Un fallito. Un tempo campione, ora scontroso, grasso e poco attraente.

Naturalmente Trinità ha generato una serie infinita di imitazioni: nella prima metà degli anni ‘70, sembravano tutti impegnati a realizzare un western con i fagioli. Queste imitazioni avevano spesso un riferimento biblico nel titolo: …e lo chiamarono Spirito Santo (1971), Aquasanta Joe (1971), La vita a volte è molto dura, vero Provvidenza? (1972). Leone utilizzò Hill due volte in film da lui prodotti (e diretti interamente o solo in parte): il classico Il mio nome è nessuno (1974) – in cui Hill rappresentava il Nuovo West, il West non più selvaggio – e il non altrettanto classico sequel Un genio, due compari, un pollo (1975).

Hill e Spencer rimasero nel Far West solo per due film, poi le loro avventure furono trasportate in luoghi come il Sudamerica, l’Africa o Miami. Il primo film post-Trinità fu “Più forte, ragazzi”. Negli anni ‘70 il duo era tra le star più popolari del cinema, in tutto il mondo. Negli anni ’80 e ’90, grazie alle VHS e alla televisione, nuove generazioni scoprirono le avventure di Trinità e Bambino, i delinquenti che difendevano la gente comune da altri criminali.

Il film di Trinità dopo essere diventato una sorta di evento natalizio programmato nel pomeriggio oggi è considerato un fenomeno di culto. A partire dal 9 giugno Lo chiamavano Trinità torna in 200 sale in Italia, restaurato dalla cineteca di Bologna e Rocca delle Macie, presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata e con il contributo del MiC. Ora gli appassionati potranno tornare a godersi le scene in sala.

immagine in evidenza: They Call Me Trinity italian title card

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Serena Cappello

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