in-out

L’ostacolo “in-out”. Cos’è e a cosa serve

L’ostacolo “in-out” è un esercizio che appartiene alla gamma dei cavalletti. È composto da piccoli salti consecutivi senza alcun tempo di galoppo tra loro.

I moderni sport equestri si sono evoluti da un’epoca in cui i cavalli venivano usati per necessità. I cavalli erano usati per il trasporto generale, per inseguire e cacciare la selvaggina. Sono stati, inoltre, usati dai militari in battaglia. Tutti questi scenari richiedevano al cavaliere di affrontare una vasta gamma di elementi naturali e artificiali. I cavalieri si imbattevano spesso in recinti, strade, ruscelli e canali di scolo. Spesso alcuni di questi elementi si combinavano tra loro. Ad esempio, un cavaliere poteva trovarsi a dover saltare la recinzione di un pascolo, scendere da un terrapieno fino a una strada, attraversarla e poi saltare un canale di scolo.

Oggi, le competizioni moderne tentano, in qualche modo, di ricreare le abilità che erano richieste ai cavalieri del passato. Per questo motivo i percorsi prevedono diversi tipi di salti: oxer, triplice, fosso, talus, muro, ecc.

Tra le diverse varianti tra cui scegliere ci sono gli “in-out”. Cosa sono?

L’in-out (in italiano “dentro-fuori”) è un esercizio che appartiene alla gamma dei cavalletti. Il nome deriva dal fatto che non appena il cavallo entra nel primo ostacolo ne esce immediatamente saltando l’elemento successivo. Non c’è nessun tempo di galoppo tra un ostacolo e l’altro. Il cavallo entra ed esce.

L’ostacolo in-out è un esercizio molto efficace per migliora­re l’elasticità e l’attività del posteriore del cavallo. Inoltre, fornisce una valida ginnastica e migliora la concentrazione. Tuttavia, spiega Ingrid Klimke nel suo manuale “Cavalletti”, biso­gna stare attenti a non esagerare. Tale lavoro può essere un allenamento faticoso. Una fila di salti richiede la massima con­centrazione e abilità da parte del cavallo. Pertanto i salti dovrebbe­ro essere piccoli e della stessa altezza. (Reiner e Ingrid Klimke, Cavalletti, Zoraide editore, p.140)

Se il cavallo affronta facil­mente due ostacoli, è possibile aggiungere un altro elemento. La novità lo aiuterà ad abituarsi ad adattarsi a nuove situazioni. Ad esempio, si può rendere l’esercizio un po’ più difficile cambiando l’approccio. In questo caso la distanza nella combinazione può essere ridotta o aumentata. Le nuove misure metteranno alla prova la capacità di adattamento del cavallo e i tempi di reazione e di equilibrio del cavaliere.

Prima di affrontare questa nuova sfida, il cavaliere deve essere in grado di accorciare e allungare il galoppo in piano e di saltare con sicurezza ostacoli singoli.

Piero Santini consiglia di iniziare introducendo una:

Piccola combinazione composta da elementi all’inizio distanti 4,50 metri, poi 3,00 metri fino a 1,80-2,00 m. Una distanza superiore a 3,50 metri è inutile allo scopo, che è quello di abituarci a sollecitare l’adattamento ai successivi cambiamenti di equilibrio im­plicati nel superare la combinazione. Inoltre, l’ampiezza degli elementi della combinazione non dovrebbe essere invariabilmente standardizzata. I classici 6-7 metri vanno benissimo quando vogliamo facilitare il salto del cavallo nella sua normale falcata. Non hanno però nessun valore nell’allena­mento dell’occhio e dei riflessi. Una buona prestazione su ostacoli bassi, relativamente vicini tra loro e distan­ziati in modo irregolare, vale di più di una prestazione scadente su ostacoli più alti posti a distanze standard. Gli ostacoli posizionati a 7 metri di distanza sono in realtà due salti separati e indipendenti piuttosto che un ostacolo combinato. (Piero Santini, Principi Fondamentali del Sistema Naturale, Zoraide editore p.112)

Spesso i cavalli affrettano il galoppo o sbandano. Oppure i cavalieri si agitano in sella facendo delle azioni incontrollate che causano il cambio di galoppo. Il cavaliere, invece, deve rimanere concentrato e nel seguire la direzione deve agire con gli aiuti corretti e precisi per proseguire nel galoppo giusto.

In questo esercizio l’assetto deve essere più che mai solido e stabile con l’inforcatura profonda e il peso del corpo ben saldo sulle staffe. Ecco che per affrontare i dentro-fuori anche solo di barriere a terra il cavaliere deve avere già acquisito una buona solidità e sicurezza in sella.


Cavalletti
di Reiner e Ingrid Klimke

Due grandi campioni Ingrid e Reiner Klimke, dopo aver condotto al successo i propri cavalli, spiegano come sviluppare al meglio le naturali attitudini del cavallo attraverso un lavoro svolto sui cavalletti. Una guida completa all’utilizzo di questa tecnica con utilissimi programmi di lavoro direttamente sperimentati, con successo, dagli autori. Questa nuova edizione italiana riporta gli aggiornamenti ultimati nei primi mesi del 2018. Uno “speciale” su come affrontare le gabbie e uno sulla sequenza dei movimenti al galoppo in circolo. 201 foto e 25 illustrazioni a colori.

 

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Sistema NaturalePrincipi Fondamentali del Sistema Naturale
di Piero Santini

Piero Santini fu discepolo del capitano Federico Caprilli e maggiore della cavalleria italiana. In questo testo, un classico della letteratura equestre, Santini, con un linguaggio semplice e dettagliato, introduce, spiega e promuove il Metodo Italiano e l’assetto in avanti.

Si rivolge sia ai cavalieri principianti che ai cavalieri esperti e agli istruttori. I primi saranno aiutati a fissare i principi di base prima di prendere qualsiasi parte attiva in un campo all’aperto o in una competizione. I cavalieri esperti troveranno molti contenuti e spunti di riflessione per migliorare la loro tecnica. Gli istruttori, che, a beneficio dei loro allievi, desiderano condensare e semplificare i concetti di base dell’equitazione all’aperto e del sistema naturale, ne trarranno una risorsa incredibile. Il testo è composto da 22 capitoli e un’appendice. Include numerose fotografie ma anche disegni e diagrammi a scopo didattico.

Piero Santini (1881-1960). Cavaliere di grande esperienza e reputazione internazionale. Fu un autore molto rispettato. Espose per la prima volta in lingua inglese, il rivoluzionario “sistema di equitazione naturale”. Ciò gli portò una fama immediata. Di padre italiano e madre americana, Santini parlava e scriveva inglese come seconda lingua. Tra le sue opere si annoverano 5 libri, tra cui “Learning to Ride”, “The Forward Impulse” e “Riding Reflections”. Ha inoltre tradotto e curato gli articoli di Caprilli.

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