A Sante Marie, piccolo borgo abruzzese ricco di tradizioni, sorge un monumento che non è solo un’opera d’arte, ma un potente simbolo del lavoro, della resilienza e della memoria collettiva: “Jo mmasto”. Questo capolavoro in bronzo, che rappresenta un basto artigianale, invita cittadini e visitatori a ricordare un mestiere antico, quello dei mastari, e il mondo di sacrifici e passione che lo circondava.
Questi artigiani, come Mastro Domenico Di Giacomo, erano maestri del mestiere, in grado di trasformare materiali semplici in oggetti straordinari. Mastro Domenico, originario di Sante Marie, rappresenta l’emblema di questa tradizione. Con le sue grandi mani callose, che usava quasi come un martello per modellare il legno, realizzava basti su misura che arrivavano in Umbria, in Svizzera, in Friuli e in Toscana. Ogni basto era creato con materiali d’eccellenza: legno curvato con acqua e fuoco, paglia trattata, tessuti robusti, e persino tubi antincendio riciclati, lavorati con estrema cura.
Le sue opere artigianali erano talmente resistenti e ben fatte che alcune sono ancora oggi utilizzate da mulattieri, a testimonianza di un’arte che sapeva coniugare funzionalità e durata. Il monumento “Jo mmasto” non celebra soltanto questo antico mestiere, ma rende omaggio a tutti gli artigiani come Mastro Domenico, che con dedizione hanno tramandato un’eredità culturale preziosa.
Osservare i dettagli del basto, riprodotti con precisione, permette di immergersi nella vita e nelle fatiche dei mastari. Si può quasi percepire la forza necessaria per lavorare il legno, i materiali robusti e la maestria di chi piegava le tavole con tecniche tradizionali, senza l’aiuto della tecnologia moderna. Ogni pezzo di legno, ogni foro praticato a mano racconta una storia di dedizione e sacrificio.
Mastro Domenico, conosciuto anche come “Jo Mastaro”, ha incarnato per decenni lo spirito di questa tradizione. I suoi basti, richiesti persino in luoghi lontani, erano affidabili e apprezzati per la loro robustezza, tanto da sembrare “fatti d’acciaio”. Domenico non solo realizzava i basti, ma insegnava anche il mestiere ai giovani, dividendo il suo tempo tra Sante Marie e Cappadocia, un altro paese di mulattieri.
Con il cambiamento dei tempi, molti mulattieri hanno venduto i loro muli, acquistando licenze per guidare taxi a Roma. Questo passaggio simboleggia l’evoluzione di una comunità, ma il monumento “Jo mmasto” serve a ricordare quel mondo passato e il ruolo fondamentale dei mastari nella vita quotidiana di un tempo.
In un’epoca in cui tutto sembra “comodo e subito”, il monumento “Jo mmasto” rappresenta un prezioso promemoria per le nuove generazioni. Esso racconta di un tempo in cui il lavoro manuale era l’unico mezzo per creare qualcosa di duraturo, e in cui la fatica fisica era motivo di orgoglio. Ogni dettaglio, come i fori nel legno praticati con il trapano manuale o le curve modellate con il fuoco, parla di un mondo che viveva di ingegno e passione.
Il monumento, oltre a celebrare il passato, invita a riflettere sul presente. Toccare il basto, sentire la storia che racchiude, è un’esperienza che connette chiunque con un’epoca di sacrifici, ma anche di comunità e di valori condivisi.
“Jo mmasto” non è solo un’opera d’arte, ma un emblema della memoria collettiva, un invito a riscoprire le nostre radici e a riconoscere il valore del lavoro e della fatica di chi ci ha preceduto. Come ha sottolineato Giulio Gino Di Giacomo, promotore dell’opera, il monumento deve essere “toccato, amato, apprezzato e accarezzato”, perché rappresenta un’eredità che può ispirare emozioni e riflessioni.
Questo legame con il passato, custodito con amore dalla comunità di Sante Marie, è un ponte verso il futuro. Perché non possiamo costruire un domani solido se dimentichiamo da dove veniamo. E “Jo mmasto”, con la sua forza simbolica, ci ricorda che ogni innovazione e comodità di oggi sono il risultato di sacrifici e passioni del passato.
tag: arte del bastaio, mastari abruzzo, tradizioni artigianali, artigianato d’eccellenza, cultura abruzzese, radici storiche, mulattieri e basti
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