Monty Roberts spiega che il Join-Up deve avvenire al centro del tondino perché tale struttura garantisce all’uomo un ambiente sicuro e controllato per iniziare il lavoro di doma dal momento che, quando un puledro sdomo entra nel tondino, si rende conto di entrare in un mondo sconosciuto e quindi il livello della sua adrenalina sale. Nella prima fase, di allontanamento, l’addestratore si pone al centro del tondino e, assumendo la postura di un predatore induce il cavallo a fuggire verso la periferia. In natura, spiega Roberts, «i cavalli hanno una distanza di fuga che va dai 400 ai 600 metri», continuare a correre significherebbe esaurire le energie e quindi una volta raggiunta tale distanza «in genere si sentono pronti a trattare con il loro predatore».
L’addestratore continua a far fuggire il cavallo da sé continuando a farlo girare lungo il perimetro del tondino; in questo frattempo il cavallo incomincia a mandare segnali di negoziazione (segnali che sono stati rilevati e fanno parte del linguaggio Equus). Il primo di tali segnali è, in genere, il movimento dell’orecchio interno che si rivolge verso l’addestratore, poi compie circoli sempre più piccoli, quindi con la bocca simula movimenti di masticazione e tira fuori la lingua come se leccasse infine abbassa la testa fino quasi a toccare per terra con il naso. Una volta ottenuti questi segnali, l’addestratore cessa di assumere l’atteggiamento di sfida e distogliendo lo sguardo dal cavallo e girandosi con le spalle in modo da formare un angolo di 45 gradi con l’asse del suo corpo gli comunica che può avvicinarsi. Roberts consiglia di stare immobile mentre il cavallo si avvicina e allunga il muso arrivando spesso a dare un leggero colpettino da dietro: ciò significa che il cavallo ha accettato l’addestratore raggiungendo con lui il Join-Up. A questo punto, conservando sempre la postura non aggressiva, ovvero sguardo basso verso i suoi anteriori, spalle curve, dita serrate e polso piegato, lo si raggiunge e lo si accarezza fra gli occhi. Questo è il modo di ringraziarlo per averci scelto. In genere dopo qualche secondo di carezze, se ci si sposta e ci si allontana, il cavallo segue; questo momento è chiamato da Roberts Follow-Up, cioè «Seguimi». Si può tranquillamente camminare a zig-zag, fare una serpentina all’interno del tondino, e il cavallo è felice di seguire, rimanendo sempre attaccato alle spalle. Ci si ferma e con calma gli si fa ancora qualche carezzina, per consolidare ancor più il rapporto. Si deve guadagnare la sua fiducia, dimostrargli che non si è un predatore e per far ciò gli si massaggia con entrambe le mani quelle zone che sono normalmente attaccate dai predatori cioè la schiena e i morbidi fianchi. Lo si accarezza, e gli si dà una lisciatina, perché si renda conto che non si ha intenzione di fargli alcun male.Confessa Roberts che può capitare qualche volta che il cavallo non sia pronto a scegliere e decida di scappare di nuovo; si è così costretti a ricominciare da capo. Ci si potrebbe domandare quale sia l’effettiva scelta del cavallo dal momento che è costretto a muoversi in un area ben recintata del diametro di circa sedici metri. Secondo l’esperienza di Lucio Cetra in tali situazioni un cavallo può solo sottomettersi; in caso contrario potrebbe aggredire l’addestratore. Roberts spiega che il Join-Up prevede una successione di fasi precisa in cui si induce il cavallo ad allontanarsi, poi ad avvicinarsi, poi a realizzarsi un contatto e infine un’associazione, quindi sembra trascurare l’effetto di coercizione dovuto al fatto di trovarsi nel tondino e ciò lo porta ad affermare: «Quello che c’è di particolare nel mio sistema è il riconoscimento di un linguaggio di comunicazione fra cavalli… Non voglio vantarmi, né tanto meno che si pensi che ho inventato qualcosa. Io ho solo scoperto quello che la natura aveva già fatto, una lingua e il modo di capire come due specie diverse possono andare d’accordo, senza violenza».
Bibliografia
Monty Roberts, Join-Up. La saggezza del cavallo per l’uomo, Equitare, Iesa (Si), 2002.
Cochi Allegri, Così mi parlano i cavalli, in “Cavallo Magazine”anno XVIII (2003), n. 201, agosto. .
Lucio Cetra, allevatore, addestratore, titolare della struttura “Ippogrifo” in Otranto (Le).
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