Le zecche, pur essendo minuscole, sono dei parassiti tutt’altro che innocui e possono trasmettere varie e serie malattie.
Le zecche sono dei parassiti che con l’inizio della bella stagione si avviano alla ricerca di un ospite da parassitare: dai cavalli ai cani, fino all’uomo. Questi acari si nutrono di sangue insediandosi sulla loro “vittima” conficcando il loro rostro (apparato boccale) nella cute. Il loro morso non provoca dolore ed è per questo che possono rimanere attaccate al loro ospite per giorni se nascoste in luoghi non visibili.
Le principali patologie che possono essere trasmesse al cavallo in Italia sono la Piroplasmosi, l’Ehrlichiosi (Anaplasmosi) e la Malattia di Lyme (Borelliosi).
La Piroplasmosi
Le zecche vettori di tale malattia appartengono al genere Dermacentor, Hyalomma e Rhipicephalus. Esse tendono a localizzarsi principalmente sotto la coda, a livello della vulva, sulla mammella, sullo scroto, sull’ano, dentro le orecchie e comunque in tutte quelle zone in cui la pelle dell’animale è più sottile.
La piroplasmosi è una malattia causata da due specie di protozoi: Babesia Caballi e Theileria Equi.
Questi protozoi sono parassiti intracellulari che si localizzano nei globuli rossi, determinandone la rottura e quindi anemia.
Le forme cliniche possono essere acute, subacute o croniche. Molto frequentemente si riscontra anche una forma asintomatica che si manifesta clinicamente solo in seguito stress quali viaggi, interventi chirurgici o patologie concomitanti. Il cavallo può essere un portatore sano della malattia anche per lunghi periodi.
Nella forma acuta, che si manifesta in genere da 1 a 4 settimane dopo l’infezione, il cavallo manifesta febbre alta ad andamento discontinuo, depressione, dispnea, mucose pallide e itteriche, edema diffuso. L’urina si presenta molto scura, per la presenza dell’emoglobina derivante dalla rottura dei globuli rossi (emoglobinuria). Le forme subacute e croniche si manifestano invece con sintomi più lievi, generalmente caratterizzati solo da febbre altalenante e anemia, abbattimento e scarso rendimento. Possono essere presenti episodi colici.
La diagnosi si basa sul ritrovamento del protozoo nei globuli rossi e sull’esame sierologico. La presenza del protozoo è riscontrabile nel sangue periferico solo per pochi giorni, all’inizio dei sintomi clinici. Il risultato negativo a questo test dunque non esclude la presenza della malattia.
È importante attivarsi tempestivamente nel caso in cui il cavallo manifesti febbre, mucose pallide ed emoglobinuria (sangue nelle urine), ittero, abbattimento, affinché si possa intervenire adeguatamente con una terapia mirata.
La terapia si basa sulla somministrazione di imidocarb dipropionato con la possibilità di diversi protocolli. La terapia può risolvere la sintomatologia ma non “sterilizzare il cavallo”, che rimane portatore.
L’Ehlrichiosi o Anaplasmosi
L’’Ehrlichiosi o Anaplasmosi è una malattia causata dal batterio Ehrlichia Equi, gram negativo,del genere ehrlichia, famiglia rickettsiacee, che ha il cavallo come ospite naturale. Nella nuova nomenclatura si chiama ANAPLASMA Phagocytophyla
L’incubazione ha una durata di circa sette giorni.
I microrganismi si localizzano nei globuli bianchi e causano febbre e sintomi spesso simili alla Piroplasmosi e comprende anche edema degli arti, incoordinazione, riluttanza a muoversi. La severità dei sintomi varia con l’età e con la durata della malattia e la febbre può durare anche fino a 10 giorni.
Gli esami ematici rilevano riduzione delle piastrine e leucopenia (abbassamento dei leucociti). A volte gli animali superano la malattia senza che sia riconosciuta e senza ricorrere alla terapia farmacologia e i rari casi fatali sembrano essere associati ad infezioni secondarie.
I cavalli guariti sviluppano una immunità di almeno 2 anni e non sono portatori sani.
La diagnosi viene effettuata in base ai sintomi, agli esami ematici e, soprattutto, alle prove sierologiche specifiche.
La cura consiste nella somministrazione di un antibiotico, l’ossitetraciclina, a dosaggi particolari per alcuni giorni.
La Malattia di Lyme o Borreliosi
Borrelia Burgdorferi, responsabile della malattia di Lyme o Borreliosi, è un batterio Gramspiraliforme trasmesso dalla zecca Ixodes, diffusa in tutto il mondo. In Europa sono descritte oltre alla Borrelia Burgdorfer, altre 2 specie: B. Afzelii e B. Garinii capaci anch’esse di provocare la malattia.
La borreliosi è anche una zoonosi ( malattie trasmesse dagli animali all’uomo) e segnalata anche in altri animali oltre il cavallo quali cane, bovino, ovino e numerose specie selvatiche che fungono da serbatoi.
L’infezione avviene tramite il morso della zecca femmina adulta in estate, autunno, inverno o della ninfa o larva in primavera-estate.
Nel cavallo si manifesta con febbre e possono essere presenti paralisi, gonfiore alle articolazioni, sintomi oculari, sintomi neurologici, laminite.
La diagnosi è difficile anche con esami ematici e per la terapia sono suggeriti vari tipi di antibiotici e antinfiammatori
La malattia nel cavallo è presente sul territorio nazionale ma è piuttosto rara.
Dr. Andrea M. Brignolo
Dr. Andrea M. Brignolo, veterinario ippiatra con particolari competenze in medicina interna e sportiva e aspetti peritali medico legali ed assicurativi della medicina veterinaria.
Club Member and past president presso SIVE International, Resident assistant presso UCDavis Veterinary Medical Teaching Hospital e Vicepresidente con delega agli Equini presso ANMVI Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani. Nel 2007 ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Scienze Cliniche Veterinarie alla Facoltà di Medicina Veterinaria di Torino.
Ha scritto pubblicazioni sia scientifiche che divulgative pubblicate su riviste di settore e giornali a livello provinciale, nazionale ed internazionale ed effettua dal 1989 seminari, corsi ed incontri presso varie associazioni ed enti legati all’ambiente del cavallo sportivo.
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Dr.Andrea M. Brignolo
Medico Veterinario DVM-PhD
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