Il salto ostacoli è una delle attività più divertenti dell’equitazione. Eppure, all’inizio, riporta la storia dello sport, era considerato più una questione di vita o di morte che un’attività sportiva.
Per capire questo punto di vista è necessaria una contestualizzazione storica. Prima del 1900, c’era molto poco di ciò che oggi conosciamo come “sport equestri“.
Una parte della popolazione mondiale equina era dedicata all’agricoltura e al trasporto. Un altro grosso segmento era riservato ai militari. Tutti gli eserciti del mondo disponevano del reparto di cavalleria. Binomi addestrati e armati per andare in contro alla morte.
Fino alla maggior parte del diciottesimo secolo, come dimostrano i vecchi trattati e stampe, il “salto” nelle scuole si limitava all’attento superamento di un’asta generalmente tenuta da assistenti a pochi centimetri da terra. In aperta campagna, si trattava del superamento di siepi o di fossati su cui ci si fiondava all’inseguimento della selvaggina. (Piero Santini, Principi Fondamentali del Sistema Naturale, Zoraide editore, 2021, p. 107)
Infatti, in Inghilterra, si praticava la caccia alla volpe a cavallo con i segugi sin dal 1534. Ma la necessità di migliorare l’abilità nel salto cominciò a farsi strada nella mente dei cavalieri/cacciatori intorno al XVIII secolo. Infatti, tra il 1700 e il 1810, il Parlamento inglese emanò una serie di Enclosures Acts.
Gli Enclosures Acts (leggi sulle recinzioni) obbligarano a recintare i terreni. In Inghilterra vi erano innumerevoli piccoli proprietari terrieri (yeomen) i cui possedimenti erano di superficie ridotta e sparsi per l’intera nazione. Con il precedente sistema di “campi aperti” (open fields), i terreni agricoli non erano recintati. Così gli agricoltori potevano coltivare strisce di terra sparse per le loro comunità.
Gli Enclosures Acts portarono alla recinzione delle fattorie. Ciò creò un bisogno di cavalli da salto, dato che saltare i recinti era necessario per tenere il passo con i segugi.
Durante questo periodo, ciò che senza dubbio contribuì più di ogni altra cosa allo sviluppo di un’equitazione di campagna più veloce fu la promozione della volpe a preda di prima classe. Infatti, l’animale passò dall’essere considerato non più un mero parassita ma una preda di primo ordine degno dell’attenzione degli sportivi.
È così che in Inghilterra, dai tempi di Peter Beckford, si sviluppò la caccia così come la conosciamo. E con essa il salto. Anche allora, e per molto tempo dopo, il salto rimase empirico e rudimentale. Mancava, infatti, la conoscenza delle sue dinamiche e meccaniche.
Il risultato fu che mantenne un carattere così pericoloso e audace da rimanere quasi una prerogativa esclusiva dei cacciatori e dei fantini di steeplechase. Uno stato di cose che durò fino all’inizio del presente secolo. (Piero Santini, Principi Fondamentali del Sistema Naturale, Zoraide editore, 2021, pp.107 – 108)
Fu poi l’avvento della moderna scuola italiana all’inizio del 1900 e la genialità di Federico Caprilli (1868-1907) che non solo mise i salti subito alla portata persino dei principianti, ma ne fece una parte integrante e molto utile dell’istruzione di base.
immagine in evidenza: Georges Jansoone (JoJan), CC BY 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/3.0>, via Wikimedia Commons
Piero Santini fu discepolo del capitano Federico Caprilli e maggiore della cavalleria italiana. In questo testo, un classico della letteratura equestre, Santini, con un linguaggio semplice e dettagliato, introduce, spiega e promuove il Metodo Italiano e l’assetto in avanti.
Si rivolge sia ai cavalieri principianti che ai cavalieri esperti e agli istruttori. I primi saranno aiutati a fissare i principi di base prima di prendere qualsiasi parte attiva in un campo all’aperto o in una competizione. I cavalieri esperti troveranno molti contenuti e spunti di riflessione per migliorare la loro tecnica. Gli istruttori, che, a beneficio dei loro allievi, desiderano condensare e semplificare i concetti di base dell’equitazione all’aperto e del sistema naturale, ne trarranno una risorsa incredibile. Il testo è composto da 22 capitoli e un’appendice. Include numerose fotografie ma anche disegni e diagrammi a scopo didattico.
Piero Santini (1881-1960). Cavaliere di grande esperienza e reputazione internazionale. Fu un autore molto rispettato. Espose per la prima volta in lingua inglese, il rivoluzionario “sistema di equitazione naturale”. Ciò gli portò una fama immediata. Di padre italiano e madre americana, Santini parlava e scriveva inglese come seconda lingua. Tra le sue opere si annoverano 5 libri, tra cui “Learning to Ride”, “The Forward Impulse” e “Riding Reflections”. Ha inoltre tradotto e curato gli articoli di Caprilli.
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