Per i cavalieri moderni è normale saltare insieme ai loro cavalli ostacoli a fronte stretto e dalle forme più strane. Ma, all’inizio del 900 riuscire a saltare i più svariati oggetti era un risultato strabiliante. È nota la foto di Federico Caprilli (1868-1907) che, appunto, salta una sedia da cucina. Caprilli aveva ottenuto un simile risultato grazie al suo sistema di addestramento.
Un metodo rivoluzionario che abbatteva la tecnica di salto utilizzata fino a quel momento. Il principio di Caprilli si basasa un concetto semplice. Il cavallo porta il peso del suo cavaliere più facilmente sulle spalle che sui lombi. Inoltre, usa la testa e il collo come una leva di equilibrio. Per questo motivo i suoi movimenti sono più efficienti se gli si permette di muoversi nel suo equilibrio naturale.
Tutto ciò è semplice – persino ovvio – per il cavaliere moderno. Tuttavia, alla fine del XIX secolo, ottenere l’approvazione di coloro che erano stati incaricati dell’addestramento dei cavalieri e dei loro cavalli secondo metodi avvalorati per secoli fu un processo complesso. Un processo che richiese la maggior parte della breve vita di Caprilli.
Sfortunatamente, Caprilli non lasciò libri di testo o manuali. Le cavallerie straniere cominciarono a mandare i loro istruttori più talentuosi in Italia per imparare il nuovo metodo di allenamento. Ma dovettero accontentarsi di informazioni di seconda mano.
Fu Piero Santini, suo ex studente, a tradurre gli articoli di Caprilli, The Caprilli Papers. Il suo lavoro era volto a promuovere il pensiero del Capitano. Santini pubblicò poi, in lingua inglese, una serie di libri in cui spiegava il Rivoluzionario Sistema Naturale. Il suo libro “Principi Fondamentali del Sistema Naturale” si apre con l’affermazione che il Sistema di Caprilli non era una moda transitoria. Era un metodo che era arrivato per restare.
Per questo motivo, spiega che il cambiamento doveva passare anche dalla selleria e dagli strumenti utilizzati. Era ovvio, continua Santini, che la maggior parte delle selle ancora in commercio non erano al passo con la nuova tecnica. Pertanto, i cavalieri, per imparare a mettere in atto la nuova posizione da salto, dovevano cambiare le loro selle:
L’uomo ha inventato la sella (senza staffe fino al sesto secolo) per ragioni puramente egoistiche. La forma e il peso non erano stati concepiti tenendo conto del benessere del cavallo. Per i cavalieri l’unico aspetto strettamente necessario era quello di disporre di uno strumento che non procurava lesioni così gravi da rendere il cavallo inutilizzabile.
Sebbene le condizioni siano lentamente migliorate, è solo in anni relativamente recenti che l’evoluzione intelligente dell’equitazione ha prodotto una nuova sella. Essa non solo tiene conto della comodità del cavallo e del cavaliere, ma aiuta anche quest’ultimo a mantenere il suo peso dove meno influenza il naturale equilibrio dell’animale […]
Sono consapevole che scartare tutte le selle non della varietà raccomandata può sembrare una conclusione alquanto drastica. Specialmente per coloro che sono legati alle loro belle selle di pelle color mogano, probabilmente, da ricordi di maneggio o di gara.
L’equitazione in avanti, a prescindere dai suoi detrattori, non è una moda passeggera limitata alle competizioni. Ed essendo venuta per rimanere e diffondersi, esige, naturalmente, strumenti di progettazione e costruzione radicalmente diversi da quelli fino ad ora impiegati.
Chi, ad esempio, gioca ancora a golf con le mazze in legno? Per quanto straziante (e costoso) possa essere stato sostituirle con il modello in acciaio, nel golf di prima classe, le prime si sono estinte tanto quanto il dodo.
La sella italiana è per l’equitazione ciò che le mazze in acciaio rappresentano per il golf. Una similitudine per nulla inverosimile se consideriamo che l’elasticità è una caratteristica di entrambi gli attrezzi. (Piero Santini, Principi Fondamentali del Sistema Naturale, Zoraide editore, 2021, pp 11-13)
Prima di Caprilli, il cavallo, mentre saltava, era costretto a conformarsi alle azioni del cavaliere – non importa quanto violente e dolorose fossero. Dopo Caprilli, era il cavaliere che si doveva adeguare ai movimenti del cavallo. Quindi, spiega Santini, si doveva capire che quel risultato si poteva ottenere solo cambiando gli strumenti. Si doveva utilizzare una sella e degli attrezzi che aiutassero a preservare il naturale equilibrio dell’animale con il minimo sforzo.
Piero Santini fu discepolo del capitano Federico Caprilli e maggiore della cavalleria italiana. In questo testo, un classico della letteratura equestre, Santini, con un linguaggio semplice e dettagliato, introduce, spiega e promuove il Metodo Italiano e l’assetto in avanti.
Si rivolge sia ai cavalieri principianti che ai cavalieri esperti e agli istruttori. I primi saranno aiutati a fissare i principi di base prima di prendere qualsiasi parte attiva in un campo all’aperto o in una competizione. I cavalieri esperti troveranno molti contenuti e spunti di riflessione per migliorare la loro tecnica. Gli istruttori, che, a beneficio dei loro allievi, desiderano condensare e semplificare i concetti di base dell’equitazione all’aperto e del sistema naturale, ne trarranno una risorsa incredibile. Il testo è composto da 22 capitoli e un’appendice. Include numerose fotografie ma anche disegni e diagrammi a scopo didattico.
Piero Santini (1881-1960). Cavaliere di grande esperienza e reputazione internazionale. Fu un autore molto rispettato. Espose per la prima volta in lingua inglese, il rivoluzionario “sistema di equitazione naturale”. Ciò gli portò una fama immediata. Di padre italiano e madre americana, Santini parlava e scriveva inglese come seconda lingua. Tra le sue opere si annoverano 5 libri, tra cui “Learning to Ride”, “The Forward Impulse” e “Riding Reflections”. Ha inoltre tradotto e curato gli articoli di Caprilli.
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