Nel mondo dell’equitazione moderna, il desiderio di ottenere prestazioni sempre migliori da parte dei cavalli ha portato a un’inquietante tendenza: il sovraccarico precoce dei cavalli giovani. Secondo il dr. Robert Miller, noto esperto veterinario, una delle principali cause di zoppia e lesioni nei cavalli è il loro utilizzo eccessivo prima che siano maturi fisicamente. Tuttavia, Miller sottolinea anche l’importanza di distinguere tra il carico fisico dovuto a un lavoro prematuro e pratiche come l’imprint training, che non influiscono negativamente sullo sviluppo del cavallo.
Le limitazioni di peso imposte da molte strutture equestri (80-90 kg per il cavaliere, o il 20% del peso corporeo del cavallo) servono a prevenire lesioni alla schiena e alle gambe dell’animale. Tuttavia, come afferma il Dr. Miller, il peso da solo non è l’unico fattore a mettere a rischio i giovani cavalli. Il sovraccarico di lavoro in età precoce, specialmente unito a una tecnica di cavalcata inadeguata o attrezzature mal adattate, come una sella che non si adatta correttamente, può causare danni ortopedici a lungo termine.
I cavalli sono animali straordinariamente forti e resilienti, ma durante la fase giovanile, il loro scheletro e la muscolatura sono ancora in via di sviluppo. In questa fase delicata, sottoporli a sforzi fisici intensi può portare a problemi come la zoppia precoce, lesioni alla schiena e usura delle articolazioni. Secondo il Dr. Miller, tra le principali cause di zoppia troviamo fattori ben noti, come:
Tuttavia, Miller evidenzia una causa spesso trascurata: l’eccesso di lavoro nel cavallo immaturo. Questo problema è in crescita, spinto dall’industria che cerca di massimizzare i profitti facendo lavorare i cavalli il prima possibile. Ma questo approccio rischia di compromettere la carriera del cavallo, riducendo drasticamente il suo potenziale e la sua durata nelle competizioni.
Il messaggio del Dr. Miller è chiaro:
date ai cavalli il tempo di crescere.
Solo una crescita naturale e graduale permette agli animali di svilupparsi completamente e di affrontare senza danni le sfide fisiche dell’agonismo. Allenare i cavalli troppo presto per raggiungere prestazioni elevate può sembrare conveniente nel breve termine, ma nel lungo termine porta a una vita agonistica più breve e a problemi di salute.
Non tutte le pratiche coinvolte nell’addestramento dei giovani cavalli sono dannose. Ad esempio, il Dr. Miller difende la pratica dell’imprint training, un metodo che non comporta sforzi fisici né rischi per lo sviluppo del puledro. L’imprint training, infatti, consiste in semplici manipolazioni del puledro nei suoi primi giorni di vita, con l’obiettivo di abituarlo al contatto umano e agli oggetti che incontrerà nel corso della sua vita.
L’imprint training non sovraccarica il puledro fisicamente, ma lo prepara mentalmente ad affrontare con serenità situazioni che potrebbero risultare stressanti se incontrate per la prima volta da adulto. Questa pratica include semplici manipolazioni come:
Grazie all’imprint training, i cavalli diventano più fiduciosi e meno inclini a reagire in modo eccessivo a stimoli sconosciuti. Non c’è alcun rischio di sovraccarico fisico, poiché queste pratiche non implicano alcuno sforzo fisico significativo. Piuttosto, l’imprint training facilita la futura interazione con gli umani, rendendo il cavallo più collaborativo e meno stressato durante il vero allenamento fisico, che dovrà comunque essere introdotto gradualmente e con il giusto tempismo.
Il rischio di sovraccaricare i giovani cavalli è un problema serio e in crescita, come avverte il Dr. Miller. Lavorare eccessivamente un cavallo non ancora maturo può causare gravi danni fisici e compromettere la sua carriera agonistica. Tuttavia, pratiche come l’imprint training, che non implicano uno sforzo fisico ma abituano i puledri a situazioni e oggetti futuri, possono essere fondamentali per garantire che il cavallo cresca in modo equilibrato, sia mentalmente che fisicamente.
L’industria equestre deve essere consapevole dell’importanza di concedere ai cavalli giovani il tempo di crescere prima di sottoporli a sforzi intensi, riconoscendo che un buon allenamento precoce non è sinonimo di sovraccarico, ma piuttosto di un approccio paziente e rispettoso verso lo sviluppo naturale dell’animale.
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