Storia del Giappone: l’equitazione era un’abilità fondamentale per i Samurai ed era integrata nella loro formazione e nella loro vita quotidiana.
Nella ricca e affascinante storia del Giappone, i Samurai emergono come figure iconiche, non solo per la loro abilità nel combattimento ma anche per la loro profonda dedizione a discipline che trascendono il semplice scontro fisico. Tra queste, l’equitazione occupa un ruolo centrale. Non si tratta solo di una competenza tecnica, ma di un’arte che richiede disciplina, concentrazione e una connessione spirituale tra cavaliere e cavallo.
L’equitazione: una competenza cruciale per i guerrieri samurai
L’equitazione per i Samurai non era solo un mezzo di trasporto o un’attività ricreativa; era una competenza cruciale che ogni guerriero doveva padroneggiare. Nel contesto delle battaglie feudali giapponesi, la mobilità sul campo di battaglia era essenziale, e il cavallo rappresentava un’estensione naturale del guerriero stesso. I Samurai dovevano essere in grado di controllare il cavallo con estrema precisione, utilizzando spesso solo le gambe, in modo da mantenere le mani libere per combattere.
Questa capacità di guidare il cavallo con le gambe, lasciando le mani libere per maneggiare l’arco o la spada, richiedeva anni di allenamento e una profonda comprensione del comportamento del cavallo. I Samurai sviluppavano un legame quasi simbiotico con il loro destriero, che diventava un compagno inseparabile nelle battaglie e nelle cerimonie.
Yabusame: l’arte dell’arciere a cavallo
Uno degli esempi più emblematici dell’importanza dell’equitazione per i Samurai è rappresentato dallo “yabusame,” una pratica che combinava l’equitazione e il tiro con l’arco. Durante lo yabusame, l’arciere, in sella a un cavallo al galoppo, doveva scoccare frecce con precisione verso bersagli posti lungo il percorso. Questa pratica non era solo un’esercitazione militare, ma anche un rituale con profonde radici spirituali.
Lo yabusame simboleggiava l’unione perfetta tra l’uomo, il cavallo e l’arma, rappresentando il culmine delle abilità marziali dei Samurai. La capacità di mantenere il controllo del cavallo mentre si scoccava una freccia a una velocità di 50 km/h richiedeva un equilibrio perfetto e una mente completamente focalizzata, caratteristiche essenziali per qualsiasi Samurai.
L’equitazione e lo zen: una connessione spirituale
L’importanza dell’equitazione per i Samurai si rifletteva anche nella loro filosofia di vita, profondamente influenzata dallo Zen. Come il tiro con l’arco, anche l’equitazione era vista come un mezzo per raggiungere il dominio di sé e una maggiore consapevolezza spirituale. Cavalcare un cavallo richiedeva concentrazione, calma interiore e la capacità di essere presenti nel momento, tutte qualità che erano al centro della pratica Zen.
I Samurai consideravano il cavallo non solo come uno strumento di guerra, ma come un partner spirituale con cui stabilire una connessione profonda. Questo approccio all’equitazione rifletteva la loro convinzione che la vera forza non risiede solo nel corpo, ma anche nella mente e nello spirito.
L’equitazione quindi, era molto più di una semplice abilità tecnica per i Samurai; rappresentava una parte fondamentale della loro identità e della loro filosofia di vita. Attraverso l’arte dell’equitazione, i Samurai sviluppavano non solo le competenze necessarie per il combattimento, ma anche le qualità interiori di disciplina, concentrazione e armonia. Questo legame profondo tra cavaliere e cavallo, alimentato dalla pratica dello yabusame e dall’influenza dello Zen, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia giapponese, rendendo l’equitazione un elemento imprescindibile della tradizione Samurai.
Fonte principale: Mario Gennero, Cronache del cavallo, luna edizioni, 2023, pp.128-129