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Storia delle olimpiadi: le arti dimenticate e il caso di Rudolf G. Binding

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Storia delle olimpiadi: il ruolo dimenticato delle arti e il caso unico di Rudolf G. Binding con il “Manuale d’equitazione per un’amata”.

Tutti conoscono le Olimpiadi moderne per essere l’apice delle competizioni sportive. Tuttavia, pochi sanno che, per un periodo di quasi 40 anni, anche le arti avevano un ruolo centrale nei Giochi Olimpici. Tra il 1912 e il 1948, infatti, artisti di ogni genere gareggiavano per medaglie d’oro, d’argento e di bronzo in categorie come la letteratura, la pittura, la scultura, la musica e l’architettura. Questo capitolo affascinante della storia olimpica è stato gradualmente dimenticato, ma ha avuto un ruolo significativo nella promozione della visione di Pierre de Coubertin, il fondatore delle Olimpiadi moderne, che desiderava unire armoniosamente “muscoli e mente”.

Pierre de Coubertin e l’idea di unire sport e arti

Pierre de Coubertin, il barone francese che fondò il movimento olimpico moderno nel 1896, era profondamente influenzato dalla cultura dell’antica Grecia. Nella Grecia classica, le Olimpiadi non erano solo un evento atletico, ma anche un’occasione per celebrare la cultura. Poeti e artisti esaltavano le vittorie sportive con opere letterarie e artistiche. Coubertin immaginava che i Giochi Olimpici moderni potessero rispecchiare questa filosofia, creando un connubio tra “muscoli e mente”. Un evento si celebrava l’abilità fisica e, al contempo, la creatività artistica.

Fu così che nel 1912, a Stoccolma, si introdussero le prime competizioni artistiche alle Olimpiadi. Gli artisti potevano competere in cinque discipline principali: letteratura, pittura, scultura, musica e architettura. Tutte le opere dovevano ispirarsi allo sport, per mantenere vivo lo spirito dell’antica euritmia tra il corpo e la mente, come descritto da Coubertin stesso.

Le competizioni artistiche alle olimpiadi

Le competizioni artistiche iniziarono con una partecipazione modesta, ma crebbero nel tempo. Nel 1928, ai Giochi di Amsterdam, artisti e letterati presentarono più di 1.000 opere nelle varie categorie artistiche. Questo fu un forte segnale di un crescente interesse per il “Pentathlon delle Muse“, come veniva chiamato.

La letteratura, in particolare, ha sempre suscitato curiosità e polemiche, con critici che mettevano in dubbio la qualità delle opere in concorso, spesso considerate di livello inferiore rispetto agli standard accademici dell’epoca.

Tra le opere più iconiche presentate in quegli anni c’è quella di Rudolf G. Binding, un autore tedesco che nel 1928 vinse la medaglia d’argento nella categoria della letteratura lirica con un’opera poetica piuttosto insolita e innovativa: “Reitvorschrift für eine Geliebte” (in italiano “Manuale d’equitazione per un’amata”).

“Reitvorschrift für eine Geliebte” di Rudolf G. Binding: poesia ed equitazione

L’opera “Reitvorschrift für eine Geliebte” è un esempio perfetto dell’originalità delle competizioni artistiche olimpiche. Pubblicata nel 1924 e dedicata alla sua amata Joie, che condivideva con lui la passione per l’equitazione, quest’opera poetica è una sorta di manuale di equitazione in versi. La combinazione di istruzioni tecniche sull’arte di cavalcare e la delicatezza lirica dei versi rivolti alla donna amata rende questo testo un unicum nel panorama letterario dell’epoca.

Diviso in 45 brevi capitoli, l’opera rappresenta una forma di dialogo intimo tra il poeta e la sua compagna, con la passione per l’equitazione come sfondo simbolico dell’amore. Binding mescola con abilità l’elemento pratico e tecnico del cavalcare con la delicatezza poetica del sentimento amoroso, facendo del cavallo un simbolo del legame tra i due amanti.

La vittoria della medaglia d’argento nel 1928 per quest’opera dimostra come, in quel periodo, le Olimpiadi fossero davvero un terreno fertile per la sperimentazione e la fusione di discipline artistiche e sportive. Anche se oggi “Reitvorschrift für eine Geliebte” è poco conosciuta, rappresenta un contributo affascinante alla letteratura sportiva e un perfetto esempio della filosofia di Coubertin.

La fine delle competizioni artistiche alle Olimpiadi

Nonostante il successo di artisti come Binding, le competizioni artistiche furono eliminate dai Giochi Olimpici dopo l’edizione di Londra del 1948. Le motivazioni principali furono legate alle difficoltà nel valutare oggettivamente le opere e alla percezione che molti partecipanti fossero artisti professionisti, in contrasto con l’ideale olimpico di dilettantismo.

Le opere premiate durante questi anni sono state in gran parte dimenticate, e molte di esse sono andate perdute. Tuttavia, il contributo di artisti come Rudolf G. Binding continua a vivere nei ricordi di chi conosce questa particolare storia delle Olimpiadi, offrendo un affascinante spaccato di come lo sport e l’arte possano ispirarsi reciprocamente.

L’eredità delle arti alle Olimpiadi

Le Olimpiadi moderne hanno ormai da tempo abbandonato la competizione artistica, ma l’eredità di quegli anni vive ancora in opere come “Reitvorschrift für eine Geliebte”. Questo periodo unico nella storia delle olimpiadi dimostra come sport e arte possano coesistere e arricchirsi a vicenda. Sebbene oggi si parli poco di questi eventi, riportare alla luce storie come quella di Rudolf G. Binding ci aiuta a ricordare che le Olimpiadi non sono solo un tributo alla forza fisica, ma anche all’abilità creativa e intellettuale, come sognava Pierre de Coubertin.

In un mondo sempre più concentrato sui record sportivi, potrebbe essere il momento di riflettere sul valore di una visione più completa dell’atleta, che abbraccia sia il corpo che la mente.

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Serena Cappello

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